Domenica 14 aprile, presso la sede della Rifondazione Comunista bolognese, si è tenuto l’incontro organizzato dal Fronte Popolare Tunisino – coordinamento Italia, con la partecipazione straordinaria del portavoce del Fronte, Hamma Hammami.
Diversi compagni del Fronte si sono succeduti negli interventi iniziali, che hanno sottolineato le problematiche legate all’immigrazione ed alla vita politica dei tunisini in Italia. Una delle esigenze primarie, in questa fase storica, è quella di riuscire ad integrare gli emigranti nella vita politica italiana tanto quanto in quella tunisina, soprattutto per quanto riguarda i lavoratori e le esperienze sindacali che, anche nella madrepatria, devono diventare terreno di conflitto e di ricomposizione sociale. Le stesse leggi sull’immigrazione, frutto di trattati bilaterali tra la Tunisia e l’Unione Europea, mirano ad isolare progressivamente le popolazioni del terzo mondo, ad impedirne la solidarietà con il proletariato della sponda nord del Mediterraneo e la circolazione di lotte e saperi: proposta strategica del Fronte è di abolire qualsiasi trattato sull’immigrazione che non rispetti la vita e la dignità dei lavoratori e delle loro famiglie. Un ritorno al colonialismo è individuabile non solo nelle delocalizzazioni, nello sfruttamento delle risorse e della forza lavoro, ma anche nelle restrizioni e nelle problematiche legate ai visti, ai permessi di soggiorno e di lavoro all’estero: è possibile trovare una soluzione a questa situazione solo costruendo un ponte tra Italia e Tunisia e coordinare le lotte tra i due paesi attaccando il nemico imperialista su due fronti.
L’intervento di Hamma Hammami inizia con un minuto di silenzio dedicato alla memoria di Chokri Belaid, leader del Partito dei Patrioti Democratici Uniti (Parti des Patriotes Democrates Unis, confluito nel 2012 nel Fronte Popolare), assassinato il 6 febbraio scorso: un omicidio, sostiene Hammami, di cui Ennahda (partito islamista al governo) ha un precisa responsabilità politica, non avendo garantito la sicurezza che Belaid, per le sue straordinarie doti di dissidente politico, necessitava. Hammami ha poi illustrato il quadro politico e sociale della Tunisia di oggi, in cui Ennahda, tramite un lavoro capillare sul territorio e sulla popolazione e con l’uso strumentale delle moschee come nuovi centri politici, sta tentando di ricostruire l’identità tunisina in senso religioso e reazionario, in accordo con le potenze imperialiste. Dopo due anni dalla rivoluzione – quando Ennahda, in una coalizione di tre partiti, è entrata a far parte del governo di transizione con il 40% dei voti (che in realtà non arriva al 19%, considerando i brogli e la compravendita dei voti)- le richieste del popolo tunisino di indire nuove elezioni non sono ancora state esaudite; nel frattempo il partito islamista, diventato egemone in una situazione (precisamente voluta) di stallo politico, sta usando la religione come strumento politico, provando a distogliere l’attenzione del popolo dai reali problemi del paese. La Tunisia, infatti, si sta indebitando sempre di più con i vari organismi internazionali, ai quali paga altissimi tassi d’interesse (negli ultimi 10 anni, su 41 miliardi di dollari di prestiti ottenuti ha dovuto pagare 48 miliardi di interessi), facendo sprofondare il paese in un bilancio deficitario che lo costringe a svendere risorse nazionali (Tunis Air, fabbriche di cemento e gesso, ditte petrolifere e terreni agricoli) al migliore offerente, primi fra tutti Qatar e Turchia. Anche l’Unione Europea, in una fase di nostalgia per il passato coloniale, ha stipulato patti con la Tunisia per l’apertura dei settori agricolo ed aereo, ma le imprese tunisine non sono strutturalmente in grado di reggere la concorrenza, il che le obbligherà progressivamente a chiudere e vendere tutto.
Il clima politico in Tunisia oggi, continua Hammami, è assimilabile alla nascita del fascismo in Italia, dove la repressione politica, guidata da Ennahda e dai suoi tanti “bracci operativi”, è all’ordine del giorno. Esistono veri e propri “partiti” – come il “Patto della protezione della rivoluzione” – preposti esclusivamente alla violenza fisica contro gli oppositori politici, che agiscono come veri e propri picchiatori: 4 mesi fa la sede dell’ UGTT (il sindacato generale tunisino) è stato duramente attaccato durante la giornata dedicata al sindacalismo; 2 mesi fa una manifestazione contro il governo a Seliyana è stata repressa con armi internazionalmente dichiarate illegali (utilizzate solo da Israele e Stati Uniti). Lo stesso processo giudiziario per la morte di Chokri Belaid è fermo, poiché vi è la chiara volontà politica di non perseguire nelle indagini.
A fronte della difficile situazione in cui si trova oggi la Tunisia, resa ancora più instabile da un clima sociale attraversato dal caos perpetrato appositamente da determinati gruppi, i cui interessi sono avversi ad un paese pacificato, il Fronte Popolare (al-giahbat al-shabia, coalizione nata nel 2012 che raccoglie 12 partiti di sinistra ) invita tutte le forze progressiste e rivoluzionarie tunisine a seguire il proprio esempio, per riunire le forze ed organizzare in modo efficace la lotta. Alle politiche di svendita delle risorse nazionali, indebitamento ed indottrinamento religioso portate avanti da Ennahda, il Fronte Popolare sta costruendo le sue lotte e le sue campagne su tre pilastri principali, fondamentali per ricostruire la Tunisia post-Ben Ali e “per completare gli obiettivi della rivoluzione”: politiche del lavoro, istruzione, sanità pubblica. Politicizzare ed integrare i cittadini significa parlare loro onestamente dei problemi della vita quotidiana, neutralizzando politicamente le moschee in quanto luoghi di culto, per stabilire insieme al popolo quel patto sociale che porterà alla costruzione di una Tunisia libera, indipendente e laica.
“Il Fronte Popolare siamo tutti noi”.
Gruppo di Azione per la Palestina – Parma,
15 aprile 2013
Di seguito l’intervento del Gruppo Azione Palestina:
Salaam rifaq
chi vi parla è uno dei militanti del Gruppo d’Azione per la Palestina di Parma, collettivo che sostiene la lotta di liberazione della popolazione araba palestinese contro l’occupazione sionista e lo stato di apartheid che Israele mantiene.
In primo luogo vi ringraziamo per avere organizzato questa iniziativa interessante ed utile per capire la situazione tunisina e le posizioni del Fronte Popolare riguardo la rivoluzione e le dinamiche rivoluzionarie.
Il lavoro politico che noi portiamo avanti consiste sia nel fornire solidarietà concreta al popolo palestinese, attraverso l’organizzazione di campi di lavoro estivi nei campi profughi della Cisgiordania, sia nel sostenere e propagandare, nel dibattito pubblico italiano, le ragioni dei popoli arabi e delle loro lotte per la giustizia sociale e la libertà.
Nella nostra analisi la questione palestinese va ben oltre i confini della Palestina occupata, e va oltre anche all’opposizione al sionismo; la lotta della popolazione palestinese contro Israele simboleggia la più generale lotta di molti popoli arabi, sfruttati da regimi autocratici, reazionari e repressivi, per una società più giusta e umana, la cui premessa è il superamento del capitalismo neoliberista.
Lottiamo per vedere la liberazione di Gerusalemme così come sosteniamo le giuste mobilitazioni dei lavoratori e degli sfruttati arabi, ovunque avvengano; queste sono infatti espressione della volontà popolare di farla finita con questo sistema, e rappresentano il primo passo verso la rivoluzione e la nuova società che vogliamo costruire.
Per questo ammiriamo il percorso del Fronte Popolare tunisino, e la sua importante presenza nei movimenti di classe; lavoriamo al contempo alla creazione di qualcosa di simile nel nostro territorio, un partito capace di organizzare ed indirizzare la rabbia e l’opposizione ad un sistema economico che costringe la maggior parte della popolazione mondiale ad una vita indegna di essere vissuta.
Facciamo nostra la linea politica del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, basata su un’analisi di classe della società; non possiamo quindi che dichiararci fratelli e compagni del Fronte Popolare Tunisino, e schierarci al suo fianco nella loro lotta per la libertà e la giustizia sociale.
In particolare in questa fase storica, in cui gli equilibri della regione araba sono in ridefinizione, tra rivolte sociali, guerre umanitarie, interventi militari, riteniamo importante seguire con attenzione le posizioni e le lotte dei partiti laici e progressisti, che si trovano a dover fronteggiare l’attacco delle fazioni islamiste, fedeli alleate della reazione.
In questa situazione, mentre non possiamo che dirci preoccupati per il popolo siriano, esposto all’attacco di bande armate legate a potenze straniere islamiste (Arabia Saudita e Qatar su tutte), ribadiamo la nostra ostilità all’imperialismo americano ed europeo, che pensa di poter intervenire negli affari dei paesi arabi come meglio crede, fedelmente servito dall’entità sionista e dai suoi alleati reazionari, come il governo saudita, giordano e l’autorità nazionale palestinese.
Tunis hurra! Falastin hurra!
Thaura ‘att al-nasr! (rivoluzione fino alla vittoria)