Questa settimana abbiamo visto le prime espressioni delle dinamiche interne alla società palestinese della Cisgiordania in merito alla situazione economica. Tali espressioni – manifestazioni e scioperi in tutta la Cisgiordania – sono indice dell’alta pressione sotto la quale vive la popolazione palestinese.Quello che sta attualmente accadendo è specchio della profonda crisi affrontata dai palestinesi. A livello politico, la crisi riflette la mancanza di un orizzonte nel processo politico tra Palestina e Israele. Economicamente, l’Autorità Palestinese si trova di fronte difficoltà finanziarie dovute alle pressioni dei donatori, che non inviano gli aiuti promessi. I salari dei dipendenti pubblici non vengono pagati da tre mesi, spostando il peso della crisi sulle classi basse e medie. Israele inoltre ritarda nel trasferimento delle tasse raccolte a favore dell’AP e ora minaccia di tagliare l’elettricità a tutta la Cisgiordania se non paga il suo debito. La crisi finanziaria globale ha poi il suo impatto. Infine, quello che sta accadendo riflette la dipendenza dell’economia palestinese su donatori e aiuti stranieri.Così i palestinesi scendono in strada, perché se noi siamo in grado di capire la crisi politica, non sappiamo come affrontare il crescente costo della vita in una simile difficile situazione. Nessuno sa dove l’attuale movimento possa condurre.I legami tra i diversi fattori menzionati sopra mobilitano il movimento e lo motivano: la pressione politica, le restrizioni imposte dall’occupazione israeliana, la dipendenza dai donatori e la crisi globale. Tali fattori si intersecano qui più che in qualsiasi altra parte del mondo, data la dipendenza palestinese dall’economia israeliana e la pioggia di donazioni sull’AP.
fonte: palestinarossa.it