Oggi 30 agosto 2013 e’ il quinto giorno consecutivo di scontri con l’esercito israeliano e la polizia palestinese qui al campo profughi di Aida, Betlemme. Proprio mentre stiamo scrivendo i soldati israeliani stanno sparando lacrimogeni e proiettili di gomma fin dentro al campo dalla torretta di controllo del muro dell’apartheid che lo circonda; noi stessi stiamo scrivendo questo report velocemente a causa dei gas che penetrano fin nelle case e nei negozi.
Ieri sono ufficialmente finiti i tre giorni di lutto nazionale proclamati dall’ANP in risposta all’uccisione di tre giovani durante un raid dell’esercito nel campo di Qalandia (nei pressi di Ramallah,) nella notte tra il 25 ed il 26 agosto. Il 27 e’ stata probabilmente la giornata piu’ violenta sino ad ora, quando l’esercito israeliano e la polizia palestinese hanno entrambi aperto il fuoco sulla folla ad Hebron (al-Khalil) e a Nablus, nel campo profughi di Balata.
Il 28 gli shebab del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina di Aida hanno marciato per le vie del campo in commemorazione della morte di Abu ALi Mustafa, ucciso nel suo ufficio di Ramallah dai servizi segreti sionisti. La partecipazione degli abitanti di Aida e’ stata grande e sentita, in particolare per gli slogan di rabbia lanciati in solidarieta’ ai morti di Qalandia e contro la violenza dell’esercito sionista e della polizia palestinese, usata contro tutte le manifestazione che ci sono state in queste giorni in Cisgiordania. Anche in questo giorno ci sono stati scontri.
Il 29 dal primo pomeriggio ci sono stati violenti scontri con l’esercito israeliano, che si e’ spinto all’interno del campo (cosa abbastanza rara) sino alla moschea, vicino all’asilo infantile dell’UNRWA. Numerosi sono stati i potenti lacrimogeni (vietati dalle leggi internazionali per la loro pericolosita’), i proiettili di gomma e le bombe sonore. La situazione in un primo tempo si e’ calmata con l’arrivo della polizia palestinese, che si e’ posta come forza di interposizione tra i soldati e gli shebab. Nonostante questo piu’ volte la stessa polizia ha minacciato cariche contro le prime file composte per lo piu’ da bambini disarmati.
Oggi, 30 agosto, gli scontri sono iniziati dalle 16,30 circa quando l’esercito sionista e’ sceso dalla Tomba di Rachele (al confine del campo) sino alla strada principale dove, tral’altro, e’ presente l’unico punto di rifornimento di acqua per le famiglie del campo profughi. Un ragazzo e’ stato colpito alla testa da un proettile di gomma e trasferito immediatamente al piu’ vicino ospedale. Noi stessi abbiamo subito in prima persona l’effetto dei numerosi gas lacrimogeni e piu’ volte abbiamo schivato il lancio dei proiettili di gomma (che hanno la capacita’ di forare i pali dell’elettricita’ in ferro). Sino a questo momento (18,45) la polizia palestinese non e’ intervenuta, lasciando gli abitanti del campo alla completa discrezione dell’esercito sionista.
In un bilancio complessivo degli ultimi cinque giorni qui al campo profughi di Aida vi e’ stata una presenza fissa dell’esercito israeliano, che ha risposto alla resistenza degli shebab (armati unicamente di pietre e di tanto coraggio) usando numerosissimi gas lacrimogeni (altamente tossici), bombe sonore (che possono recare problemi all’udito fino ad un mese dopo), proiettili di gomma di diverse dimensioni, tondini di ferro contenuti in proiettili simili a quelli dei gas. Durante le azioni, inoltre, alcuni soldati sono scesi per sparare dal tetto di una casa limitrofa al muro dell’apartheid, con la conseguente evacuzione della famiglia palestinese che li’ abita.
Tutte le notti i soldati sono entrati nel campo per raid notturni, fortunamente sino ad oggi senza aver arrestato nessuno, ma provocando nella popolazione del campo paura, insicurezza e rabbia.
In tutto questo, i principali media nazionali non hanno fatto menzione di quello che qui sta succedendo, essendo controllati direttamente dal corrotto governo dell’ANP e da Abu Mazen in prima persona. Per questo vi preghiamo di far girare queste informazioni quanto piu’ possibile, per riuscire perlomeno dall’esterno a rompere l’assordante muro di silenzio che circonda questa terra e i suoi abitanti.
Con la Palestina nel cuore,
fino alla vittoria
Shebab dell’Aida Camp