Sosteniamo i partigiani palestinesi!

SOSTENIAMO I PARTIGIANI PALESTINESI NELLA LORO LOTTA DI LIBERAZIONE!

CONTESTIAMO I SOSTENITORI DEL SIONISMO!

 

Come ogni 25 aprile il Gruppo d’Azione per la Palestina coi suoi militanti e simpatizzanti ha portato in piazza le sue bandiere, i suoi striscioni e le sue rivendicazioni, tutte a sostegno della lotta di liberazione nazionale palestinese contro l’occupazione israeliana.

Come ogni anno abbiamo ricordato che alcuni popoli non hanno ancora raggiunto la loro liberazione, e si trovano oppressi da regimi razzisti, militari e dittatoriali; lo slogan “i popoli in rivolta scrivono la storia intifada fino alla vittoria” per noi si trova in continuità con la resistenza italiana, che armi in pugno sconfisse gli occupanti nazisti e i loro servi fascisti.

La continuità sta nei valori di queste lotte (libertà, giustizia sociale, fine dell’occupazione e dello sfruttamento) e nella nostra maniera di intendere la giornata del 25 aprile: non una asettica commemorazione, ma un momento in cui collegare passato, presente e futuro, mettendo in luce le lotte e le mobilitazioni che oggi tengono alti i valori della resistenza antifascista.

Sul corteo cittadino non possiamo che dirci soddisfatti: abbiamo marciato con i nostri compagni arabi, con gli occupanti di case, con i collettivi studenteschi, con i gruppi rivoluzionari, dando vita ad uno spezzone determinato e rumoroso che si apriva con lo striscione “Contro l’Europa del Capitale Liberazione Internazionale” (chi infatti oggi più rappresenta precarietà, attacchi alle classi popolari, privatizzazioni e guerra? )

Purtroppo in altre città si sono verificati altri eventi, di diversa portata ed esito, su cui è necessario fare luce e chiarezza.

A Roma il corteo del venticinque aprile è stato macchiato da svariate aggressioni, compiute da membri della Comunità Ebraica Romana, ai danni di militanti filopalestinesi, colpevoli di sventolare la loro bandiera.

I sionisti hanno insultato e malmenato alcuni anziani manifestanti, mentre altri sventolavano la bandiera israeliana, simbolo dell’occupazione sionista e dello stato di apartheid che Israele impone militarmente ai palestinesi.

L’intervento della polizia all’interno del corteo di fatto ha permesso ai sionisti di farvi parte, mentre i sostenitori della causa palestinese di fatto sono stati circondati da un cordone di finanzieri, chiaramente rivolti verso gli aggrediti e non verso gli aggressori.

Purtroppo questa dinamica non è nuova: sono infatti molti i casi di aggressioni, pestaggi, intimidazioni, compiute da membri della Comunità Ebraica Romana contro attivisti e militanti nella più completa impunità: episodi squadristi su cui polizia e forze dell’ordine chiudono sempre gli occhi, lasciando questi sionisti liberi di aggredire chiunque non la pensi come loro.

Fortunatamente buona parte del corteo romano ha preso le parti dei compagni palestinesi, ingrossando il loro spezzone e contestando (e di fatto rendendo impossibile) l’intervento dal palco del presidente della Comunità Ebraica Romana Riccado Pacifici.

Evidentemente botte e intimidazioni non hanno raggiunto il loro effetto, e di questo ci rallegriamo.

Un episodio simile si è verificato, come oramai consuetudine, anche a Milano dove i soliti provocatori sionisti sventolando fieri la propria bandiera israeliana hanno insultato e tentato di aggredire il presidio indetto dai militanti filopalestinesi in piazza San Babila, che cercavano di denunciare il contraddittorio sionista all’interno del corteo del 25 aprile. Dopo momenti di tensione il presidio ha visto la solidarietà di molti sostenitori che hanno contestato la presenza vistosa delle bandiere israeliane e l’arroganza della Comunità Ebraica locale.

Ricordiamo che alcune comunità ebraiche italiane, ed in particolare quelle di Roma e di Milano, protagoniste dei fatti sopracitati, sono ben lontane dall’essere associazioni puramente religiose, rappresentanti dell’intero ebraismo italiano; se così fosse dovrebbero dare voce anche a quegli ebrei ( assai numerosi) che sono critici nei confronti di Israele, invece di espellerli dalle loro comunità e marchiarli coll’epiteto di traditori ( ad esempio Moni Ovadia, ebreo antisionista, è stato espulso dalla Comunità Ebraica di Milano a causa del suo dissenso sulle politiche israeliane).

Al contrario spesso diventano il portavoce d’Israele, eterni difensori dello stato sionista e della segregazione razziale imposta agli arabi; diventano portavoci del sionismo, ideologia razzista e suprematista, fondamento dello stato di Israele e della sua società d’apartheid che per non implodere ha bisogno di check point, galere piene di arabi, muri alti otto metri e una costante paranoia tra la popolazione.

Per quanto ci riguarda ribadiamo anche oggi due concetti fondamentali: la questione religiosa non ci interessa, guardiamo al cuore del problema: il sionismo ( e non il giudaismo), rappresenta il nemico da combattere, in quanto, come il fascismo, non si basa sull’uguaglianza tra gli uomini ma sulla lor differenza ( e quindi superiorità o inferiorità); la lotta di liberazione araba palestinese è la punta più avanzata nella battaglia contro questa ideologia becera e razzista, in nome della quale da 66 anni la Palestina viene occupata militarmente e al suo popolo è negata l’autodeterminazione e la libertà.

In base a ciò non possiamo che prendere decisamente parola e contestare ogni personaggio pubblico che si faccia sostenitore del sionismo, dipingendolo come un ideologia positiva o addirittura salvifica: è questo il caso di Rais, cantante degli Almanegretta, che a più riprese e pubblicamente ha sostenuto il sionismo, aderendo a iniziative politiche con personaggi inqualificabili come Fiamma Nirenstein, Roberto Saviano, Giuliano Ferrara e il criminale di guerra Benjamin Netanyahu.

Nulla di personale né di religioso Rais, ma le nostre ragioni sono vere, mentre la tua apologia del sionismo è falsa e utile solo a confondere dei concetti che in realtà sono semplici e chiari; basta andare in Palestina per rendersene conto.

Basta passare in uno delle centinai di check point, basta ascoltare i racconti di una madre col figlio prigioniero, basta entrare in un campo profughi e camminare per le sue strade per vedere e capire il sionismo: un’ideologia che opprime chi è diverso (chi non è ebreo), spingendolo ad andarsene dalla propria terra per fare spazio a qualcun altro (questo sì ebreo), per completare la pulizia etnica della Palestina cominciata 66 anni fa.

Dobbiamo aggiungere altro?

 

Noi stiamo con i partigiani palestinesi – intifada fino alla vittoria!

Contestiamo i sostenitori dello stato sionista! Boicottiamo Israele!