Quello che sta succedendo in questi giorni in Siria non solo in quanto “opinione pubblica” ci sta sfuggendo di mano, ma ci sta soprattutto scivolando addosso, sgusciando attraverso il bombardamento mediatico. L’obiettivo della dis-informazione ufficiale, tanto di destra quanto di “sinistra”, è chiaro , ed è una strategia ormai comprovata (pensiamo ad esempio alla questione delle “primavere arabe”): normalizzare ed appiattire, sostenere i buoni (“chi si ribella”) contro i cattivi (“i feroci dittatori”) auspicando aiuti per “fermare il massacro”. Trasformare una crisi geopolitica in un’emergenza umanitaria è una tattica tanto subdola quanto vincente, in grado di caricare, purtroppo, anche larghe fette della sinistra sul carrozzone dei “diritti umani”, negando in questo modo lo sguardo alla complessità della realtà e, più o meno indirettamente, acquisendo consensi per un’azione guerrafondaia da parte del governo. Con questo non vogliamo negare che ci sia ANCHE una questione umanitaria in Siria in questo momento ,ma vogliamo esortare a tenere la guardia alta nei confronti di cifre astronomiche, intervistati senza nome, dati e notizie senza alcun tipo di riscontro o fonte. Il ministro degli esteri Terzi (facente parte di un governo non eletto dal popolo), ha rilasciato dichiarazioni che non lasciano alcun dubbio riguardo un intervento italiano in Siria, dove l’invio di soldati si configura come prova di amore e fedeltà verso gli Stati Uniti e l’Unione Europea. Le “missioni di pace” non sono più neanche argomento da mettere in discussione, la guerra è diventata un dato di fatto da accettare per poter rimanere a pieno titolo membri dell’UE; questo vale non solo per la sinistra istituzionale ma, purtroppo, anche per alcune parti della sinistra extraparlamentare e rivoluzionaria che dovrebbe riconoscere nella “guerra umanitaria” l’arma per eccellenza del padronato imperialista. La vera emergenza è la bramosia europea di capitale e controllo che calpesta la sovranità del potere di uno Stato e di un popolo.
Quasi ogni giorno nel mondo vediamo popoli ribellarsi contro la crisi; non da ultimi sono scesi in piazza i palestinesi della Cisgiordania per protestare contro l’insostenibilità della presenza israeliana e dell’ allineamento dell’Autorità Nazionale alle forze di occupazione e alle politiche neoliberiste del capitalismo mondiale. Lo stesso vale per Egitto, Tunisia, Algeria, Libia, dove insorgenze di classe, spesso spontanee, sono state strumentalizzate dalle alleanze imperialiste per una riorganizzazione degli assetti geo-politici nell’area mediterranea e poi finite nel calderone delle “primavere arabe” da dove giornalisti, politici, scrittori, poeti e cantanti hanno potuto attingere per le loro apologie della “democrazia”. La distinzione tra menzogna e realtà nell’informazione deve essere il primo punto nell’agenda dei movimenti, soprattutto nell’era di internet dove “il media è tutto”; sulle rivoluzioni arabe dello scorso anno anche da parte dei compagni si è purtroppo sentito di tutto. I movimenti globali contro la crisi rimarcano però il dato più importante: la presenza e l’insorgenza della classe. È attorno ad essa che, come nel caso siriano, deve crearsi egemonia e la risposta unitaria ed organizzata alle bordate di quel mostro a tante teste che è l’imperialismo mondiale.
Riportare nella quotidianità politica la partita di natura globale che si sta svolgendo in Siria, così come in Palestina, in Egitto, in Libia, depurandola dai toni di pura “emergenza umanitaria” e non relegandola in una mera dimensione di “area” geografica, rilanciare il dibattito contro la guerra come strumento del capitalismo imperialista, devono essere i primi passi per una prospettiva di classe degli equilibri geo-politici mondiali.
Restare in silenzio equivale ad essere complici e colpevoli, per questo abbiamo organizzato un momento di dibattito e confronto a livello territoriale, in continuità con la campagna nazionale “giù le mani dalla Siria”, venerdì 26 ottobre alle ore 18,3o presso il circolo arci Zerbini (via Bixio 88, Parma). Tutti sono caldamente invitati a partecipare, per abbattere il muro di silenzio che ci circonda ed aprire insieme spiragli di nuove prospettive possibili.
Gruppo di Azione per la Palestina – Parma