Report dal campo estivo: 14 agosto, sesto giorno

 

DSC_4294Giovedì 14 agosto, sesto giorno di campo estivo
Ore 23 circa.

 

Interrompiamo bruscamente la stesura del nostro report sentendo degli spari.

All’urlo di “jewsh” capiamo da subito dell’arrivo dei soldati israeliani all’interno del campo profughi.

Immediatamente tutti gli shebab scattano fuori dalle case pronti a difendere il campo.

Già da subito dopo il primo sparo abbiamo notizia di due feriti.

Abbiamo notizia di circa 60 arrestati negli ultimi giorni in tutta la Cisgiordania.

Gli arrestati sono accusati di essere membri di Hamas.

Mentre continuiamo a scrivere sentiamo spari vicini al centro.

Dopo un’ora circa sappiamo dell’arresto di un giovane shebab di Aida : 3 soldati in borghese, nel pieno del campo profughi, gli hanno dapprima sparato ad entrambe le gambe e lo hanno portato via immediatamente con un furgoncino. Ad aspettarli ai margini dell’Aida Camp, ci sono altre 2 furgoni e numerosi soldati. Lunedì 4 agosto lo stesso ragazzo era riuscito a sfuggire all’arresto grazie alla resistenza degli shebab del campo profughi, che fino alla prima mattina hanno contrastato l’invasione dei soldati.

 

 

Tornando alla giornata che sta terminando, oggi è continuato il lavoro con i bambini del centro in sostegno alla popolazione di Gaza.

Abbiamo raccolto ancora dei video in cui hanno letto messaggi indirizzati ai pari età gazawi-

A questi si sono aggiunte le foto scattate nel corso della mattinate durante il laboratorio di fotografia, progetto nato nel campo estivo dello scorso anno.

La mattinata è continuata con un pranzo e un momento di confronto con le palestinesi che ci affiancano in questi giorni.

Le donne in Palestina hanno un ruolo fondamentale nella resistenza quotidiana portata avanti da questo popolo, e l’impegno delle donne del centro Amal al Mustakbal ne sono un esempio.

In particolare le due maestre nonostante abbiano famiglie numerose, riescono a valorizzare il ruolo della donna all’interno di contesti lavorativi e di impegno sociale.

 

Nel pomeriggio per le strade di Aida si è snodato un corteo appoggiato da tutte le forze politiche presenti nel campo profughi che promuoveva il boicottaggio di prodotti israeliani.

 

Con la Palestina nel cuore

Thaura att’all nassr

 

 

Amal al Mustakbal

Gli shebab dell’Aida Camp

Radio Amal Rossa

 

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Lunedì 11 agosto, terzo giorno

Lunedi 11 Agosto, terzo giorno di campo estivo

 

Dopo una devastante mattinata al centro, dove la forza “distruttiva” dei bambini non è controllabile neppure dall’avanzato sistema di difesa israeliano, nel pomeriggio ci siamo diretti verso Beit Jala, presso l’ospedale “Bethlehem Arab Society For Rehabilitation”, dove da qualche settimana sono ricoverati alcuni feriti di Gaza. L’ospedale è situato su una collina, circondato dalle colonie israeliane tra cui Ghilo, A A’ar Ghilo, che ci permette di cogliere l’essenza dell’occupazione, ma “gode” anche di una panoramica più ampia, da cui si puo’ osservare Betlemme e lo stesso campo di Aida. Tra campi coltivati, alberi di ulivi e il bianco delle case si erge il muro dell’apartheid costruito nel 2004 che, come un serpente striscia verso il nord della Cisgiordania. Lunghi fiumi di asfalto collegano tra loro ammassi di edifici quali sono le colonie, che spiccano silenziose sulle alture come a voler controllare anche dall’ alto le vite di chi è oltre il muro.

Dagli occhi dei gazawi si percepiva riconoscenza, ma anche incredulità, tanto da spingere un ragazzo quindicenne mutilato ad un piede a fotografarci scherzando mentre lo intervistavamo. Se per noi tanto è sembrato assurdo toccare con mano la follia umana, per loro è stato difficile realizzare che c’è ancora qualcuno pronto a non dimenticarli e a riconoscere l’ingiustizia. Il popolo della Striscia è stato spesso abbandonato e cancellato dai libri di storia, ma finchè ci sara’ qualcuno pronto a mettersi in gioco e a non rinnegare questa causa il popolo palestinese non sarà mai solo.

La casa dovrebbe essere il luogo piùsicuro del mondo, ma non lo è a Gaza. Il signore che abbiamo visitato ha perso un braccio e una gamba mentre tentava di preparare il caffè nel giardino della propria abitazione. Un paramedico anch’esso ricoverato qui può raccontare la sua storia dopo essere fortunatamente sopravvissuto ad un attacco aereo israeliano. L’ambulanza in cui lavorava è stata investita da schegge e detriti dovuti ad un’esplosione avvenuta nelle vicinanze. I medici si stanno rivelando ancora una volta essere degli eroi che resistono ogni giorno rischiando la propria vita per rischiarne altre. Numerose e diverse tra loro sono le storie, accomunate però dalla stessa vergogna perpetrata dallo stato sionista: una di queste ce l’ha raccontata un ragazzo di Jabalia, gravemente ferito mentre soccorreva i suoi vicini già bombardati qualche minuto prima. Ma anche in West Bank la situazione, seppur su un altro livello, non cambia. Ad al-Kahlil (Hebron) nelle scorse settimane è stato teatro di violenti scontri con i soldati israeliani, a seguito dell’uccisione di un giovane del campo profughi di Al Arqub. Stesso paese da qui proviene il diciottenne che oggi abbiamo avuto la possibilità di ascoltare all’ospedale di Beit Jala, dopo essere stato ferito da un cecchino israeliano.

Noi italiani in Palestina, assieme ai/alle compagni/e baschi/e, esprimiamo la nostra più sincera vicinanza e fratellanza verso la popolazione gazawi, da cui abbiamo molto da imparare. In questi giorni noi shebab del campo di Aida, con i/le compagni/e del centro Amal al Mustakbal, tanto ci siamo attivati per non cadere nell’oblio dell’occupazione. Nel pomeriggio abbiamo realizzato alcuni murales al di fuori del centro. Il poter condividere nelle strade la quotidianità del campo è stata per noi fonte di ricchezza.

Questa intensa giornata si chiude con due immagini: l’anziano gazawi mutilato che ci ha regalato un enorme sorriso parlandoci della propria famiglia che si è salvata; il giovane di Al Arqub che, nonostante tutto, afferma di voler continuare a combattere Israele fino alla liberazione della Palestina.

Thaura Att’ Al Nassr- Con La Palestina Nel Cuore

 

Gli Shebab del campo profughi di Aida

centro Amal Al Mustaqbal

Radio Amalrossa

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Report dal campo estivo: 10 agosto, secondo giorno

10501801_10152185085377624_523588660350067643_nDomenica 10 Agosto, secondo giorno di campo estivo


Il numero dei bambini è aumentato notevolmente oggi!
Il centro Amal al Mustaqbal questa mattina ha ospitato circa 60 bambini di età compresa tra i 3 e 12 anni; le maestre li hanno divisi in gruppi ciascuno dei quali prende il nome di una città o di un quartiere della striscia di Gaza, ovvero  Rafah Shujaia Khuzahaa Jabalia.
Questi sono i luoghi scelti che ogni mattina vengono ricordati con un canto di incitamento assegnato ad ogni gruppo che esprime tutta la vicinanza alla popolazione della Striscia.
Tra le varie attività i bambini con l’aiuto delle insegnanti hanno costruito un legame seppur simbolico con i coetanei gazawi tramite lettere e disegni.
È interessante notare come riescano a dedicare in modo così tanto sentito questo momento a quei bambini e a quelle persone a cui la brutalità dell’occupazione tenta di ostacolare ogni tipo di contatto: ma la solidarietà tra palestinesi va oltre le barriere imposte da Israele ed ogni minuto trascorso con un bimbo di Aida rende te alunno e loro insegnanti.
Parti di questi momenti saranno raccolti in un video che verrà realizzato durante tutta la durata del campo estivo.
I bambini inoltre hanno disegnato e poi ritagliato una cartina geografica della Palestina storica curata nei minimi dettaglia dinostrazione del forte attaccaento alla propria terra .
Una terra violentata che molti hanno deciso di difendere anche rifiutandosi di vendere o comprare prodotti israeliani.
Oggi a Betlemme alcuni compagni sono entrati in un negozio noto per la vendita di prodotti israeliani attaccando degli adesivi che invitavano al boicottaggio, consegnando una lista dei gazawi feriti e ricoverati nell’ospedale di Betlemme. Inoltre alcuni ragazzi di Aida hanno bloccato un furgone che trasportava prodotti israeliani dell’ Etnuva e Nestlè destinati al campo profughi.
Nelle attività pomeridiane il muro esterno del centro Amal al Mustaqbal è stato imbiancato e su di esso, sotto le bandiere di Palestina, antifascismo e Euskal Herria è stata scritta un frase che da oggi tutti possono leggere:

WE ARE ALL GAZA – KULLUNA GAZA

Gli shebab dell’Aida camp
Amal al Mustaqbal Center
Radio Amal Rossa,

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Report dal campo estivo: sabato 9 Agosto 2014

E’ Iniziato il campo estivo 2014 nel centro Amal al Mustaqbal, nel campo profughi di Aida (Betlemme) all’insegna della solidarietà verso la popolazione della Striscia di Gaza. I giorni scorsi hanno visto grande tensione in tutta la Cisgiordania e lo stesso campo ha rischiato di non svolgersi quest’anno, ma nonostante tutto, il primo giorno ha visto la partecipazione di ben trenta bambini, più di quanto ci si aspettasse, segno di un popolo che vuole andare avanti e resistere. Le attività per iniziare sono state improntate sulla conoscenza reciproca e sulla presentazione dando modo ai bambini di raccontarsi, ma anche di esprimere la propria vicinanza a Gaza. Il lavoro, organizzato in più gruppi di bambini, ha prodotto messaggi e disegni da mandare nella Striscia da accompagnare alla raccolta di medicinali e abiti promossa dal centro stesso nelle settimane precedenti. Molta è la solidarietà verso Gaza in West Bank e i bambini del campo di Aida non sono da meno, segno di una Palestina che, seppur divisa dall’occupazione, è in realtà molto unita. I volti della Palestina sono molti, dalla Cisgiordania a Gaza agli arabi del’48, ma la sofferenza e la visione del futuro che possiamo percepire è la stessa, esprimibile nei carri armati e nelle bandiere palestinesi che possiamo ritrovare molto spesso nei disegni dei bambini. L’assemblea organizzativa del campo si è tenuta con le insegnanti del posto, fautrici anch’esse a proprio modo di una resistenza alternativa che passa però dalla visione del futuro dei bambini e dalla creazione di una indipendenza non solo fisica, ma anche e soprattutto culturale. L’esserci confrontati con delle palestinesi, maestre, ma donne prima di tutto, ci arricchisce molto e ci aiuta a sviluppare una visione della resistenza diversa da quella che i media internazionali ci presentano. Nel pomeriggio abbiamo avuto la possibilità di fare un giro di conoscenza della storia e dei luoghi di Aida con dei compagni baschi, già impegnati nella loro lotta locale, dandoci modo di poter riflettere su una lotta internazionale condivisa. Insomma, è stata una giornata all’impronta del confronto tra varie realtà apparentemente lontane che insieme stanno vivendo il centro all’interno del quale sono stati affissi cartelli multilingue (in arabo, euskira e italiano), segno di una resistenza internazionale e di una prospettiva di futuro condiviso.


Gli Shebab del campo profughi di Aida

Centro Amal Al Mustaqbal

Radio Amalrossa

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ESSERE EQUIDISTANTI SIGNIFICA SOSTENERE L’OCCUPANTE – E DIVENIRNE COMPLICI

1-aI simboli hanno un significato… che non può essere ignorato

In primo luogo vogliamo esprimere la nostra soddisfazione per il fatto
che da oggi (ieri per chi legge) nella nostra città finalmente
sventola la bandiera palestinese, simbolo di un popolo coraggioso e indomito di fronte all’ingiustizia e all’occupazione militare israeliana.
Siamo contenti, in quanto tutti i sostenitori del sionismo e dello stato di Israele hanno sempre tentato di nascondere l’esistenza stessa del popolo palestinese, che da più di 66 anni deve resistere di fronte al tentativo di pulizia etnica e di genocidio: innalzare ufficialmente
la bandiera palestinese significa infatti riconoscere il suo popolo, la sua storia e, soprattutto, i suoi diritti. Rappresenta dunque un atto simbolico, che ai più forse passerà inosservato, ma dal significato importante e notevole, soprattutto se interpretato come un passo verso la diffusione di una coscienza collettiva forte e condivisa, schierata, partigiana.
Questo piccolo risultato è stato raggiunto attraverso l’impegno e la mobilitazione di tutte le organizzazioni e i militanti vicini alla causa palestinese, che con le loro iniziative e dimostrazioni hanno portato la Palestina nel dibattito cittadino, mostrando che non tutti
nella nostra città rimangono impassibili di fronte al massacro, di fronte all’occupazione, di fronte al razzismo intrinseco nell’ideologia sionista.
Tuttavia rimangono aperte alcune questioni che non devono essere tralasciate, e che anzi meritano di essere pubblicizzate e approfondite, per comprendere appieno l’argomento.
In particolare ci riempie d’indignazione il fatto che la bandiera palestinese sia stata affiancata alla bandiera israeliana ( simbolo di uno stato razzista e guerrafondaio, oppressore diretto del popolo palestinese), distanziata solo dalla bandiera della pace, come
a dire: la carneficina di Gaza ci scandalizza, le foto dei bimbi massacrati ci nauseano, i bombardamenti sono disdicevoli…ma nulla più. Siamo equidistanti noi…
Oltre tutto ci pare evidente come l’affiancamento tra la bandiera della pace e quella sionista sia una palese contraddizione, dal momento che Israele continua impunito da 66 anni l’occupazione militare della Palestina, si è macchiato di delitti atroci ed ha fatto
e continua a fare tutto ciò per raggiungere la pulizia etnica della Palestina.
Queste sono cose che non possono essere ignorate, né falsificate: sono pezzi di storia, sono date, luoghi, elenchi di persone massacrate, villaggi distrutti, violazioni continue dei diritti umani; sono la faccia dello stato sionista d’Israele, che si può permettere, nel
silenzio complice dei nostri governi, di rifiutarsi di accettare le risoluzioni dell’Onu a favore dei palestinesi, sempre disattese.

Noi stiamo col popolo palestinese, che ancora aspetta il momento della sua liberazione, con la stesso ardore e determinazione dei nostri nonni, che settant’anni fa combattevano nelle montagne e nelle città l’occupante nazista, per costruire una società in cui la giustizia
fosse la garanzia di una vera e duratura pace.
Lo sosteniamo e condanniamo Israele, stato razzista e occupante una terra che non gli appartiene; non vogliamo dunque che siano messi sullo stesso livello, in quanto la
situazione odierna purtroppo li pone su due piani antitetici: i palestinesi sono il popolo oppresso, schiacciato dalla macchina da guerra e d’apartheid sionista, espressione del governo oppressore di Tel Aviv.
Le cose vanno dette come stanno; proprio ora che riprendono i bombardamenti sulla popolazione civile di Gaza, non possiamo tollerare la bandiera israeliana, tantomeno affiancata da quella della pace.

Vogliamo continuare a rimanere umani.

Senza giustizia nessuna pace
Col popolo palestinese! Fino alla vittoria!

 

 

 
In conclusione ci permettiamo di rispondere a Federico Pizzarotti, Sindaco di Parma a “Cinque Stelle”, che aveva lamentato il fatto che “da qui non potessimo lavorare per la pace in Palestina”, non avendo “né la capacità né le competenze”.
Posto che capacità e competenze si acquisiscono con l’interesse, l’informazione e la passione, ci permettiamo di indicare alcune azioni concrete per “lavorare per la pace in Palestina”:

-chiedere al Governo Italiano l’espulsione dell’ambasciatore israeliano
in Italia.
-chiedere al Governo Italiano di interrompere la vendita di armi ad Israele.
-chiedere al Governo Italiano e alla Regione Emilia Romagna di
interrompere gli accordi commerciali esistenti con Israele.
-aderire alla Campagna Internazionale “Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni.
-escludere dai bandi comunali le aziende che partecipano
all’occupazione militare, ad esempio la Pizzarotti S.p.A., che sta
costruendo un treno ad alta velocità che attraversa i territori
Palestinesi, pur essendo riservato solo agli israeliani.
-togliere la bandiera israeliana fino a che continuerà l’occupazione,
l’inosservanza dei diritti umani e il tentativo di genocidio a Gaza.
-chiedere all’Università di Parma di interrompere ogni scambio con
istituzioni israeliane, invitando al contrario a collaborazioni con
scuole ed università palestinesi.

Questi sono solo alcuni esempi, quello che è fondamentale è la volontà di prendere posizione ed agire, per non essere indifferenti, per rimanere umani.

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Hamas ha rifutato la tregua. E ha fatto bene.

PALESTINIAN-ISRAELI-CONFLICT-GAZA-STADIUMOggi probabilmente inizierà a leggersi sui vari quotidiani di informazione che le fazioni palestinesi (che ormai vengono semplificate con Hamas, dalla gran parte delle testate) hanno rifiutato la tregua e che quindi “non vogliono la pace”. Una versione abbastanza semplificata che però agli occhi del medio lettore italiano porta al pensiero che Israele stia solo combattendo una guerra contro gli estremisti islamici, che rifiutano la pace. Bisogna inanzitutto ricordare che i concordati sono per una tregua a un’offensiva militare messa in campo unilateralmente da Israele come forma di punizione collettiva verso la popolazione palestinese, almeno questo la motivazione ufficiale, dopo il rapimento dei tre coloni in Cisgiordania, per destituire il potere di Hamas. A questo cruento attacco, ha risposto la resistenza palestinese con i mezzi che ha avuto a disposizione, lancio di razzi sui territori occupati e resistenza casa per casa. Oggi, dopo 72 ore di tregua, sta riniziando l’offensiva militare nei confronti della striscia, a seguito del fallimento delle trattative, perchè le fazioni palestinesi “non accettano un prolungamento della tregua”, la notizia che però è incredibilmente difficile da reperire sul web è quali siano le richieste palestinesi alla tregua militare che Israele non ha potuto accettare.

-Il ritiro delle truppe sioniste dai confini della Striscia

-La liberazione di tutti i palestinesi arrestati dopo l’uccisione dei tre coloni

-Liberare la Striscia dall’assedio e concedere la libera uscita ed entrata di merci e persone

-La possibiltà di costruire un porto e un’aereoporto nella Striscia che stia sotto la supervisione dell’ONU

-Allungare l’attuale limite di pesca (imposto a 3 km dalla costa) a 10 km

-Mettere il valico di Rafah sotto la supervisione dell’ONU e di forze dei paesi arabi

-Possibilità per gli abitanti della Striscia di andare a Gerusalemme e pregare alla Moschea di Al Aqsa

-La costruzione di una zona industrale a Gaza, e la possibilità di uno sviluppo economico

-La non interferenza di Israele nei processi politici interni palestinesi

Israele non può concedere queste richieste, perchè sarebbe come accettare che uno stato palestinese esiste, cosa che l’entità sionista non ha ancora riconosciuto nonostante siano passati 20 anni dagli accordi di Oslo. Inoltre l’operazione militare fa parte dell’attacco quotidiano che Israele compie nei confronti della popolazione palestinese, in Cisgiordania con le colonie e le zone miste a doppia legislazione (militare per i cittadini arabi, civile per i cittadini ebrei), e a Gaza con l’embargo pressochè totale e l’impossibilità di struttrare una propria economia. Accettare le condizioni della resistenza palestinese sarebbe come rinunciare alla politica espansionistica che nel silenzio della comunità internazionale, viene attuata in palestina. E, nonostante le richieste avanzate dalla resistenza siano diritti basilari di un popolo, ci racconteranno che Hamas tradisce la sua gente, rifiutando una tregua ed offrendo quindi gli abitanti della Striscia come vittima sacrificale, senza spiegare i motivi di questo rifiuto. Come si può quindi accettare una tregua che ha l’aria di essere più una resa in questi termini? Chi accetterebbe una tregua che impone un embargo totale, l’impossibilità di produrre qualsiasi merce o di pescare, e di uscire dai propri confini? Quest’atto di aggressione continuerà, con il supporto delle grandi potenze europee e degli USA, e con buona pace della popolazione gazawi ci racconteranno che sono stati loro stessi a decidere del proprio destino eleggendo Hamas, e rifiutando la pace. E tra i proclami di “terrorismo da sconfiggere” e di “diritto alla sicurezza” si compierà il massacro di una popolazione che chiedeva soltanto di poter vivere dov’era nata, costruendosi da sola il suo futuro.

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Finalmente la bandiera palestinese sventola sul Ponte delle Nazioni!

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Dopo la condanna alle politiche israeliane e al massacro di Gaza espressa dal Consiglio Comunale di Parma la bandiera palestinese è stata issata sul Ponte delle Nazioni!
E non è finita qui: l’occupazione continua, le aggressioni sioniste si moltiplicano, la Palestina è ancora sotto attacco…non fermiamoci ora! continuiamo a lottare!

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Una settimana ad Aida

aidaUn primo resoconto da parte dei compagni del Gruppo Azione per la Palestina che ora si trovano in Cisgiordania
 
 

Da una settimana mi trovo al campo profughi di Aida, alle porte di Betlemme, per partecipare al campo estivo per bambini in collaborazione con il centro ”Amal al Mustaqbal”. Scrivo queste righe perchè mi rendo conto che l’informazione (?) italiana nulla dice su quello che sta succedendo qui.
Innanzi tutto voglio sottolineare come tutti seguono con ansia e dolore la situazione a Gaza, ma soprattutto TUTTI sono fieri della sua resistenza. Non ho trovato NESSUNA PERSONA che criticasse Hamas o le altre fazioni.
Gerusalemme nella parte vecchia è una città fantasma; rarissimi turisti percorrono strade vuote con negozianti tristi per la situazione di Gaza e i mancati affari. Il silenzio inquietante fa da sfondo alla presenza massiccia dei soldati israeliani in tutta la old city.
Infine i campi prufughi: Aida come gli altri deve subire continue incursioni da parte dell’esercito sionista. Sono questi luoghi dimenticati da tutti (soprattutto dall’ UNRWA, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati) i bastioni della resistenza in Cisgiordania. Da una settimana che siamo qui ci sono stati scontri tutti i giorni. Ogni notte l’esercito prova ad entrare fronteggiato dagli shebab che in centinaia lanciano pietre, spesso mettendo in fuga i soldati che, seppur armati di tutto punto, non hanno neanche un decimo del coraggio e della motivazione della gente del posto. Quando terminano gli scontri la gente è intenta a ripulire il campo (in mezz’ora ritorna limpido) e a cercare di vivere dignitosamente. Tutti portano al centro Amal abiti, medicine e altro materiale da spedire a Gaza. In particolare, in pochi giorni si sono raccolte 10 pedane di acqua da inviare nella Striscia, anche perchè qua la mancanza di acqua la si conosce perfettamente.
L’ultima cosa che vorrei sottolineare è la presenza della polizia dell’ANP: imbarazzante!! La gente non li sopporta, non capisce che ruolo abbiano o, piuttosto, lo capisce perfettamente. Spesso sono davvero inopportuni. Ieri, ad un posto di blocco in cui ci hanno fermato, un ragazzo di Aida urlava in faccia al poliziotto: ”dove eri stanotte quando l’esercito è entrato ad Aida?”.

 

M. degli Shebab di Aida camp
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A Parma un’altra azione di boicottaggio dei prodotti israeliani!

boycott-israel-goodsA Parma un’altra azione di boicottaggio dei prodotti israeliani!
Il massacro continua, l’occupazione non conosce tregua, continuiamo a lottare!

Oggi, giovedi 31 luglio 2014 il Gruppo d’Azione per la Palestina ha organizzato un’azione di boicottaggio presso il supermercato Coop del quartiere Montanara e nel mercato popolare limitrofo.
Per circa due ore abbiamo distribuito volantini, fatto interventi al megafono e parlato con i clienti del supermercato e del mercato, invitando tutti a lasciare negli scaffali i prodotti israeliani, per una scelta d’acquisto consapevole, per il boicottaggio dell’economia di guerra sionista, per esprimere la propria concreta solidarietà al popolo palestinese.
Crediamo che il boicottaggio dei prodotti israeliani sia un elemento importante ed incisivo, se praticato a livello di massa; diffondiamo dunque le informazioni necessarie a fare la scelta giusta nei supermercati, colpiamo i prodotti che finanziano l’occupazione e il massacro, boicottiamo Israele!

 

-english-

Another Israeli goods boycott action in Parma!
The carnage goes on, the occupation is giving no respite, don’t give up the fight!

Today, Thursday July 31 2014, the Group of Action for Palestine (GAP) organized a boycott action in the Coop supermarket in Montanara neighborhood and in the adjacent open-air market.
For more than two hours we shared our flier, communicated with loudspeaker and talked with the clients and the people that were walking near us, inviting all to left the Israeli goods on the supermarket shelfs, and to make an informed and conscious buying choice, for the boycott of the Israeli war-economy, for state its own support to the Palestinian people.
We think that Israeli goods boycott its an essential and crucial thing, if a lot of people do it; let’s broadcast the essential information for make the good choice in the buying time, let’s slug the goods that endorse occupation and carnage, let’s boycott Israel!

 

-arabic-

 

في بارما تحرّك جديد لمقاطعة البضائع الصهيونية
تتواصل المجزرة, الاحتلال لا يعترف بالهدنة, لنواصل المقاومة
اليوم, 31 جويلية 2014 نظّمت  ” مجموعة حركة من أجل فلسطين” تجرّك ميداني لمقاطعة البضائع الصهيونية في المغّازة العامة  كوبcoop في حيّ منتنارا وفي سوقه الاسبوعي.
وعلى مدى ساعتين وزّعنا مناشير, بالاضافة الى مجموعة من المداخلات والنقاشات مع حرفاء المغازة العامة وفي السوق الاسبوعي للحيّ, حيث تمّت دعوتهم الى مقاطعة البضائع الصهيونية, مقاطعة اقتصادها المموّل الاساسي لحربها الصهيونية, وللتعبير الضمني على الوقوف بجانب الشعب الفلسطيني.
نعتقد أنّ مقاطعة البضائع الصهيونية وسيلة مهمّة وحاسمة, اذا ما تمّ تطبيقها على مستوئ  قاعدة جماهيرية واسعة, لنبثّ اذا كل المعلومات اللازمة من أجل اختيار صحيح للبضائع في المغازات العامة, لندكّ المنتوجات المموّلة للاحتلال والمجازر, لنقاطع الكيان الصهيوني.
مجموعة حركة من أجل فلسطين

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PARMA CONDANNA ISRAELE! la rassegna stampa

L’articolo sulla Gazzetta di Parma (versione stampata, pagina 8 ), apparso venerdì 25 luglio 2014.

art.gazzetta

L’articolo del quotidiano Parmatoday (online):

http://www.parmatoday.it/cronaca/palestina-delibera-consiglio-comunale.html

 

L’articolo di Repubblica Parma (online):

http://parma.repubblica.it/cronaca/2014/07/24/foto/sit-in_contro_il_massacro_a_gaza-92325065/1/#1

 

L’articolo de Il Mattino di Parma (online):

http://www.ilmattinodiparma.it/?p=128669

 

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