Ghassan Kanafani: Il leader, lo scrittore, il martire

           Nel 40o anniversario del martirio del compagno Ghassan Kanafani, il Fronte Popolare di Liberazione della Palestina ha ricordato questo grande uomo, lo scrittore, il leader, il rappresentante, il romanziere, il rivoluzionario e si impegna ancora una volta a continuare sul suo sentiero di liberazione.

Egli è fonte di ispirazione per coloro che resistono a tutti i livelli, ed è un eroe palestinese, arabo e internazionale, un leone a livello letterario, una icona della resistenza, del sacrificio e della fermezza. Il suo impegno nel far sì che la voce palestinese fosse udita, sia nei suoi racconti e nei suoi romanzi dove ha espresso le problematiche della resistenza con creatività e una forza letteraria rivoluzionaria, che nei suoi saggi politici dove ha espresso le sue analisi come portavoce del PFLP, ha innescato il fatto di essere oggetto dell’uccisione mirata da parte del Mossad che cercava di silenziare la voce di Kanafani e, attraverso lui, di silenziare la voce del popolo palestinese e il richiamo della rivoluzione.

Nonostante la bomba che ha dilaniato la sua macchina a Beirut l’8 luglio del 1972, il lavoro, gli scritti e la visione di Ghassan Kanafani non sono morti, ma continuano a vivere, sono riprodotti e ispirano nuove visioni della odierna rivoluzione palestinese nel lavoro degli scrittori e degli attivisti palestinesi, arabi e internazionali che narrano le storie del loro popolo, espongono i crimini del sionismo e dell’imperialismo e criticano duramente la borghesia compradora palestinese e le autorità e i regimi arabi. Lo stato sionista non è mai riuscito a silenziare la voce, il genio e la bellezza delle parole di Kanafani né quella della sua eredità che continua a vivere e a fiorire ovunque sia presente il popolo palestinese oggi e ovunque ci sua creatività e resistenza. A 40 anni dal martirio di Ghassan Kanafani, è nostra responsabilità costruire la cultura della resistenza, esplicare la chiarezza politica e la visione e costruire il movimento capace di ottenere la vittoria, la liberazione e il ritorno e promettiamo di continuare il lavoro fino alla sua realizzazione.

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Ghassan Kanafani e la cultura della resistenza

Il compagno Ghassan Kanafani nacque ad Acri nel 1936, e la sua famiglia fu espulsa dalla Palestina nel 1948 dal terrore sionista, e dopo questo periodo la sua famiglia si stabilì a Damasco. Dopo aver completato i suoi studi, lavorò come insegnante e giornalista, prima a Damasco e poi in Kuwait. In seguito mosse verso Beirut e scrisse numerosi saggi prima di dare inizio ad Al Hadaf, la pubblicazione settimanale del Fronte Popolare di Liberazione della Palestina (PFLP), nel 1969.

Fu un portavoce del PFLP e membro del suo Ufficio Politico così come un grande romanziere e un artista i cui immensi contributi non saranno mai evidenziati abbastanza. Per cominciare, Kanafani fu un membro attivo del Movimento Nazionalista Arabo, il precursore del PFLP, ma in seguito, insieme al suo compagno George Habash approdò al marxismo, nella convinzione che la soluzione dei problemi che stavano affrontando i palestinesi non avrebbe potuto essere raggiunta senza una rivoluzione sociale in tutto il mondo arabo.

Kanafani fu ucciso quando la sua macchina esplose nel luglio 1972: ucciso dagli agenti sionisti. La sua sorella scrisse:

“La mattina di sabato 8 luglio 1972 verso le 10.30 a.m. circa, Lamees (nipote di Kanafani) e suo zio stavano uscendo insieme verso Beirut. Un minuto dopo la loro partenza, sentimmo il suono di una tremenda esplosione che scosse tutto il palazzo. Ci spaventammo immediatamente, ma la nostra paura era per Ghassan, non per Lamees, poiché avevamo dimenticato che Lamees era con lui e comprendemmo che Ghassan era l’obiettivo dell’esplosione. Corremmo fuori, tutti chiamavamo Ghassan e nessuno Lamees. Lamees era ancora una ragazzina di diciassette anni. Tutto il suo essere era desideroso di vita ed era una ragazza piena di vita. Ma sapevamo che Ghassan aveva scelto questa strada e l’aveva percorsa fino in fondo. Solo il giorno prima Lamees aveva chiesto a suo zio di ridurre le sue attività rivoluzionarie e concentrarsi di più sullo scrivere le storie. Gli aveva detto: “Le tue storie sono belle”, e lui aveva risposto, “Tornare indietro a scrivere storie? Io scrivo bene perché credo in una causa, nei principi. Il giorno in cui lasciassi perdere questi principi, le mie storie diventerebbero vuote e senza senso. Se io lasciassi indietro i miei principi, tu stessa non mi rispetteresti”. Egli riuscì a convincere la ragazza che la lotta e la difesa dei principi è ciò che alla fine porta al successo in ogni cosa”.

Nelle memorie che la moglie di Ghassan Kanafani pubblicò dopo la sua morte, ella scrisse: “La sua inspirazione per scrivere e lavorare incessantemente era la lotta arabo palestinese…Era uno di quelli che lottavano sinceramente per lo sviluppo di un movimento di resistenza dall’essere un movimento di liberazione nazionalista palestinese ad essere un movimento panarabo rivoluzionario socialista all’interno del quale la liberazione della Palestina sarebbe stata una componente essenziale. Egli sottolineò sempre che il problema palestinese non avrebbe potuto essere risolto isolandolo dall’intera situazione sociale e politica del mondo arabo.”

Questa attitudine si sviluppò naturalmente dalla esperienza di Kanafani. All’età di dodici anni affrontò il trauma di diventare un rifugiato e successivamente visse come in esilio in vari paesi arabi, non sempre con l’approvazione ufficiale. Il suo popolo era disperso, molti di loro trascorrevano la loro esistenza nei campi o lottavano per la sopravvivenza facendo i lavori più umili; la loro unica speranza era riposta nel futuro e nei loro figli.

Lo stesso Kanafani, scrivendo a suo figlio, riassunse cosa voleva dire essere palestinese:

“ Ti ho sentito mentre eri nell’altra stanza e chiedevi a tua madre. ‘Mamma, sono un Palestinese?’ Quando ha risposto ‘Sì’ un pesante silenzio è caduto su tutta la casa. E’ stato come se qualcosa che stava in sospeso sulle nostre teste fosse caduta, il suo rumore fosse esploso, quindi-silenzio. Dopo…ti ho sentito piangere. Non sono riuscito a muovermi. C’era qualcosa più grande della mia consapevolezza che stava nascendo nell’altra stanza attraverso il tuo singhiozzo sconcertato. Era come se un bisturi sacro stesse squarciandoti il petto e ponendovi il cuore che ti apparteneva…Non ero in grado di muovermi per vedere cosa stava accadendo nell’altra stanza. Sapevo, comunque, che una madrepatria distante stava nascendo di nuovo: colline, uliveti, morti, le bandiere strappate e quelle ripiegate, tutte queste cose si ritagliavano la strada verso un futuro di carne e sangue e rinascevano di nuovo nel cuore di un altro bambino…Credi che l’uomo cresca? No, egli nasce improvvisamente-una parola, un momento, penetrano nel suo cuore creando una nuova pulsazione. Una immagine può scaraventarlo dal tetto dell’infanzia verso le asprezze della strada.”

Al nostro compagno che non c’è più ma rimane tra noi; tu hai conosciuto due vie nella vita, e la vita ne ha conosciuta da te solo una. Hai conosciuto il sentiero della sottomissione e l’hai rifiutato. E hai conosciuto il sentiero della resistenza e l’hai percorso. Questo sentiero è stato scelto per te e tu l’hai percorso. E i tuoi compagni stanno camminando con te. L’abilità del compagno Kanafani di illustrare al di là di ogni ombra di dubbio, la deprivazione e le sofferenze del suo popolo, così come l’abilità di trasformare una linea ideologica e politica in letteratura popolare hanno fatto di lui una severa minaccia per l’entità sionista.

Di seguito alcuni estratti da un tributo a Ghassan da uno dei suoi colleghi, un autore palestinese, S. Marwan, pubblicato su Al Hadaf il 22 luglio 1972.

LA LOTTA DEGLI OPPRESSI DEL MONDO

“L’imperialismo ha collocato il suo corpo in tutto il mondo, la testa nell’Est asiatico, il cuore nel Medio Oriente, le sue arterie che raggiungono l’Africa e l’America Latina. Ovunque tu lo combatti, lo danneggi, e servi la rivoluzione mondiale. L’imperialismo non è un mito o una parola ripetuta dalle notizie dei media, una immagine statica che non riguarda la realtà umana, Nella concezione di Ghassan Kanafani, è un corpo mobile, una piovra che colonizza e sfrutta, diffondendosi nel mondo attraverso le imprese monopolistiche occidentali.

L’imperialismo sta dirigendo varie forme di aggressioni contro le masse che nel mondo lavorano duramente, particolarmente nei paesi sottosviluppati.

Basandosi sullo slogan: “ Tutto per le masse”, coniato nel settimanale Al Hadaf., Ghassan Kanafani mise il suo chiaro intelletto al servizio delle masse e dei loro oggettivi interessi di classe, azione che lo portò a dichiarare: “Il desiderio di cambiamento che si sta propagando nelle masse arabe, deve essere motivato da chiarezza ideologica e politica assoluta. Così Al Hadaf consacra se stesso al servizio dell’alternativa rivoluzionaria, dato che gli interessi delle classi oppresse hanno gli stessi obiettivi della rivoluzione. Il settimanale si presenta come un alleato di tutti coloro che stanno portando avanti una lotta armata e politico-ideologica per ottenere una nazione progressista liberata. La base naturale del lavoro intellettuale e artistico di Ghassan fu adottare e difendere gli interessi delle classi lavoratrici, non solo palestinesi, ma anche le classi oppresse arabe ed internazionali. Data questa base fondamentale per tutto il suo lavoro, Ghassan Kanafani, come marxista, appoggiò il sentiero della lotta armata come unico mezzo per difendere gli oppressi. Egli stesso faceva parte di questi ultimi; visse e sperimentò la povertà causata dal capitalismo e dall’imperialismo e rimase entro le fila della masse oppresse, nonostante le tentazioni capitalistica e i tentativi del capitalismo di accerchiare la sua vita giornalistica. Rimase un uomo umile che lavorava giorno e notte per migliorare e sviluppare la qualità della vita umana fuori delle avversità imposte dalla storia.
Indirizzandosi ad un gruppo di studenti, Ghassan disse: “Lo scopo dell’educazione è correggere il cammino della storia. Per questa ragione abbiamo bisogno di studiare la storia e comprendere la sua dialettica così da costruire una nuova età storica, nella quale vivranno gli oppressi liberati, grazie dalla violenza rivoluzionaria, dalle contraddizioni che li avevano soggiogati.” Ghassan Kanafani non solo raggiunse la conoscenza del materialismo storico, ma lo applicò nei suoi lavori. Il concetto in cui credeva e per ci visse fu mostrato chiaramente in ciò che disse e scrisse. La contraddizione primaria è quella con l’imperialismo, sionismo e razzismo. E’ una contraddizione internazionale, è l’unica soluzione è distruggere queste minacce attraverso una lotta armata unita e ferma. Egli incoraggiò e tenne alto lo spirito dell’internazionalismo tra tutti i popoli cui si rivolse o conobbe.

Questa forte convinzione ideologica lo portò a rifiutare tutti i compromessi, tutte le soluzioni che andassero a favore della borghesia o causassero divisioni, o che non comprendessero o applicassero le tesi e lo sviluppo della rivoluzione e del suo lungo sentiero verso la liberazione, combattendo gli interessi dell’imperialismo e fondendosi con le masse. Disse in un commento sul martire Patrick Arguello: “Il martire Patrick Arguello è un simbolo della giusta causa e della lotta per raggiungerla, una lotta senza limiti. E’ un simbolo della masse oppresse e deprivate, rappresentante nei miei lavori dal personaggio di Oum Saad e molti altri che vengono dai campi e da tutte le parti del Libano, che marciano durante la processione per il suo funerale.”

Nella discussione sugli schemi reazionari dell’imperialismo contro le forze rivoluzionarie, egli dichiarò: “I risultati dell’assalto imperialista saranno diretti contro le masse oppresse per impedire loro di mobilitarsi e lottare.” Questa analisi si basava sulla posizione dei regimi arabi e dei regimi dei paesi sottosviluppati in generale, che si ritirano sotto i colpi dell’imperialismo.

Nel contesto della rivoluzione internazionale, disse:

“I rivoluzionari vietnamiti hanno lottato contro l’imperialismo per decine di anni. Essi trasferiranno la loro rivoluzione verso altri posto; primo perché la loro rivoluzione sta continuando, secondo, perché sono internazionalisti..” La causa palestinese non è una causa per soli palestinesi, ma una causa per ogni rivoluzionario, ovunque egli sia, così come lo è la causa della masse sfruttate ed oppresse nella nostra era.”

Dato che la lotta del proletariato internazionale contro l’imperialismo fu la principale questione affrontata da Ghassan Kanafani, i cospiratori dietro il suo assassinio temevano la sua attitudine di scontro logico e chiaro, così come era rivelato dai suoi lavori e dalle notizie dei media occidentali. Ciò portò l’imperialismo e i suoi alleati reazionari a fermare la penna che rifiutava di arrendersi alle loro tentazioni o avvertimenti. Ghassan Kanafani trasformò la causa araba e palestinese in una causa attraverso la quale noi adottiamo la lotta di tutti gli sfruttati e oppressi nel mondo.

La dedizione di Ghassan rimarrà un monumeto per le masse che lottano. Disse in una riunione con lo staff di Al Hadaf:” Tutto nel mondo può essere rubato e sottratto, tranne una cosa: questa unica coa è l’amore che emana da un essere umano verso una solida dedizione ad una convinzione o ad una causa.”

Opere letterarie del compagno Kanafani

Opere scelte (si indica la traduzione solo di quelle disponibili nelle lingue europee):
Mawt Sarir raqm 12, 1961
Ard al-burtugal al-hazin, 1963 (La terra delle arance tristi)
Rijal fi-al-shams, 1963 (Uomini sotto il sole)
al-Bab (La porta), 1964
Alam laysa lana, 1965
Adab al-muqawamah fi filastin al-muhtalla 1948-1966, 1966
Ma tabaqqa lakum, 1966 (Tutto ciò che rimane)
Fi al-Abab al-sahyuni, 1967
al-Adab al-filastinial-muqawin tahta al-ihtilal: 1948-1968, 1968
An al-rijal wa-al-banadiq, 1968
Umm Sad, 1969 (La madre di Saad)
A’id ila Hayfa , 1970 (Ritorno ad Haifa)
al-A ma wa-al-atrash, 1972
Barquq Naysan, 1972

al-Qubba’ah wa-al-nabi, 1973
Thawrat 1936-39 fi filastin, 1974 (Le rivolte palestinesi del 1936-39, in inglese)
Jusr ila al-abad, 1978
al-Qamis al-masruq wa-qisas ukhra, 1982
‘Il Forte degli Schiavi’ in inglese, in Arabic Short Stories, 1983 (traduzione di Denys Johnson-Davies)

                                                                                                                                                                                                                                    da pflp.ps

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