FREE PALESTINE! BOYCOTT ISRAEL!

Oggi, sabato 22 dicembre, il Gruppo d’Azione per la Palestina si unisce agli altri gruppi italiani filopalestinesi nella giornata di mobilitazione ed azione per il boicottaggio delle merci israeliane.

Da stamattina infatti sulle entrate dei supermercati della nostra città sono attaccati i nostri manifesti, con le chiare indicazioni dei prodotti da evitare e con le giuste ragioni che ci spingono a sostenere questa iniziativa.

Non acquistare consapevolmente prodotti israeliani significa dichiararsi estranei e contrari al regime di apartheid sionista; comperarli invece dimostra che lo si sostiene, se non consapevolmente, quanto meno da un punto di vista economico (quello che più interessa allo Stato di Israele).

Boicottaggio accademico e boicottaggio economico: due forme di pressione volte a colpire il governo di Tel Aviv, nella sua immagine pubblica e nei suoi (lauti) affari; due forme di lotta che, per la loro naturale capacità di essere praticate, possono essere fatte proprie da migliaia di persone, e dare un contributo concreto alla causa palestinese.

Nella sezione Materiale Scaricabile trovate il materiale diffuso; per maggiori informazioni http://www.bdsitalia.org/ e http://www.bdsmovement.net/

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Giù le mani dalla Siria

Oggi, mercoledì 12 dicembre, il Gruppo d’Azione per la Palestina si unisce alle
manifestazioni che stanno avendo luogo in tutta Europa per protestare contro la
scelta, presa dall’Unione Europea, di riconoscere il CNS (Comitato Nazionale
Siriano) come unico rappresentante del popolo siriano.
Crediamo che questa decisione sia profondamente sbagliata e pericolosa.
L’errore (macroscopico) sta nel fatto che questo organismo, assai distante
dalle richieste della popolazione, in realtà rappresenta soltanto i desideri di
quei governi che vorrebbero una Siria assai diversa da quella che oggi
conosciamo (laica, progressista e filopalestinese); non ci stupiamo dunque che
questi Stati (su tutti Arabia Saudita, Qatar, Israele e Stati Uniti), dopo aver
voluto, finanziato e sostenuto la guerra civile, oggi applaudano al servilismo
politico europeo.
La pericolosità di questa scelta risiede invece nel fatto che rappresenta
l’ennesima spinta verso un intervento armato straniero (in stile libico) in
Siria; una nuova guerra umanitaria, un nuovo massacro “democratico”, fatto da
potenze straniere e sostenuto militarmente e politicamente dagli Stati europei
più importanti.
Chiaramente tutto ciò viene propagandato come l’unica soluzione per fermare il
massacro, per far trionfare la democrazia e far rispettare i diritti umani…
ma la verità è assai diversa.
La verità è che la Siria (giuridicamente e praticamente laica, e politicamente vicina
all’Iran) è un ostacolo per il mantenimento della leadership nel mondo
musulmano da parte dell’Arabia Saudita, stato da più di trecento anni retto
sull’ideologia wahabita (espressione ultraortodossa dell’islamismo sunnita); il
sostegno siriano al popolo palestinese danneggia e colpisce direttamente
Israele; un governo stabile a Damasco inoltre rende difficoltosa l’ascesa di
Stati ricchi ed ambiziosi, come la Turchia e il Qatar, che vorrebbero diventare
più importanti di quanto non siano ora.
Per questo ribadiamo quello che abbiamo già più volte sostenuto:
Giù le mani dalla Siria- Non esistono guerre umanitarie
Nessun supporto ai “ribelli”- Nessun intervento straniero
Questo vorremmo sentir dire dalle stesse persone che non più tardi di due
giorni fa hanno ritirato il Premio Nobel per la Pace.

GAP Parma

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Cena Palestinese

venerdì 14 dicembre 2012

CENA PALESTINESE

presso il circolo arci Zerbini – via Bixio 88, Parma (inizio cena ore 20,30)

costo 10 euro – prenotazioni al numero 329.4061852

Il ricavato della cena sarà devoluto al centro Amal Al Mustakbal del campo profughi di Aida, Betlemme, dove organizziamo il campo di lavoro estivo internazionale ed all’ospedale al Shifa di Gaza City.

Per ulteriori informazioni: gap.parma@gmail.com

Speriamo di vedervi numerosi!

Con la Palestina nel cuore,

Gruppo Azione Palestina – Parma

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Sa’adat al World Social Forum: l’unica scelta per la Palestina è la resistenza

Il compagno Ahmad Sa’adat, Segretario Generale del Fronte Popolare per la Palestina tuttora imprigionato, ha mandato il seguente messaggio al World Social Forum – Palestina Libera che ha avuto luogo a Porto Alegre, Brasile, dal 28 novembre al 1 dicembre 2012:
 

Dalla prigione di Hadarim

Cari amici: Oggi vi saluto con affetto ed apprezzo il vostro grande ruolo internazionalista in supporto dei popoli oppressi e delle classi per la democrazia, la libertà e la giustizia sociale, al fianco del nostro popolo affrontando l’aggressione, l’occupazione e molte altre forme e pratiche di razzismo coloniale, ridimensionando la rappresentazione che Israele fa di sé stesso nel ruolo della vittima e supportando la resistenza del nostro popolo contro il terrorismo. Il nostro popolo e le forze progressiste stanno assieme a voi nella stessa trincea per sconfiggere l’imperialismo e costruire un nuovo sistema di giustizia ed eguaglianza basato sulle necessità umane. Questo forum si basa sulle nostre speranze e sulle aspettative di un grande movimento, con un accordo a livello statale e continentale, ed il tetto delle nostre speranze cresce. Ciò va a colpire le accuse mosse dai teorici del capitalismo secondo cui la vittoria nella Guerra Fredda e la sconfitta dell’Unione Sovietica hanno segnato la fine del socialismo; al contrario, la teoria e la pratica del socialismo, della rivoluzione e della lotta di liberazione condotta da grandi uomini quali Simon Bolivar, Zapata, Guevara, Salvador Allende, Josè Martì e tanti altri, questi leaders hanno guidato il processo rivoluzionario, che ora cresce e si espande con l’alba di ogni nuovo giorno.

Cari amici: Tenere questo forum sotto il titolo Palestina Libera mentre il nostro popolo prepara il Giorno di Solidarietà con il Popolo Palestinese ci fa sentire una solidarietà genuina da parte dei popoli della terra con la nostra causa, ed inoltre rafforza la nostra determinazione nell’intensificare la lotta per la libertà della nostra terra e del nostro popolo, e le forze progressiste e rivoluzionarie ed i popoli dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina illuminano il nostro cammino.  Continua a leggere

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Fino alla vittoria! Att al nasr!

Oggi, 30 novembre 2012, il Gruppo d’Azione per la Palestina si unisce alle manifestazioni di gioia e di esultanza che da ieri notte si susseguono in Cisgiordania, a Gaza e in molti altri paesi del mondo, in conseguenza all’ammissione dello Stato Palestinese all’assemblea delle Nazioni Unite in qualità di Stato osservatore.

Questi sviluppi, sebbene non cambino nei fatti la dura realtà dell’apartheid e dell’occupazione, rendono il popolo palestinese meno solo e meno isolato di fronte alla comunità internazionale, e, soprattutto, rendono potenzialmente perseguibile lo Stato di Israele per i suoi crimini e per il regime di apartheid con cui sottomette (fino a ora impunemente) la popolazione araba.

In particolare, come ha ben notato Renzo Guolo, la definizione dei confini dello Stato Palestinese (che ancora, purtroppo, deve avvenire), comprendenti Cisgiordania, Striscia di Gaza e Gerusalemme Est, significano il superamento degli infami accordi di Oslo, segnano la concreta possibilità di porre un freno all’incessante proliferare di colonie israeliane in Cisgiordania e indicano la strada verso una riconciliazione politica dei partiti palestinesi (ci auguriamo attraverso la re-istituzione dell’Olp).
Di questo non possiamo che rallegrarci. Molti altri passi devono però essere fatti, prima di poter gioire veramente della fine dell’apartheid e dell’ideologia sionista: in primo luogo l’unità politica, con il superamento dell’attuale ANP, organismo corrotto e di fatto succube ai diktat di Israele, in favore di un governo veramente rappresentativo dei voleri del popolo; in secondo luogo, un nuovo governo in grado di opporsi alle interferenze neocoloniali americane ed israeliane negli affari dei paesi in via di sviluppo e della stessa Palestina, e che di fatto hanno permesso la costituzione dello Stato di Israele e ne hanno garantito l’impunità assoluta fin dalla sua nascita.

Siamo consapevoli che la strada per la liberazione della Palestina dall’occupazione sionista e per la vera indipendenza nazionale sarà ancora lunga e tortuosa, ma è l’unica strada che il popolo palestinese ed i suoi amici e fratelli hanno deciso di percorrere.

Fino alla vittoria!
GAP – PARMA

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Viva Palestina!

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L’OCCUPAZIONE NON CONOSCE TREGUA

Il 21 novembre si è consumata al Cairo la scena madre dell’ultimo teatro di guerra sionista: la firma dell’accordo di tregua tra Hamas e Israele, attraverso la “salvifica” mediazione di Hillary Clinton (segretario di Stato USA) e Mohamed Amr (ministro degli Esteri egiziano). I termini generali dell’accordo impongono il cessate il fuoco a qualsiasi tipo di attacco da parte sia israeliana che palestinese, la riapertura dei valichi di Gaza per la facilitazione della mobilità di cose e persone ed un allentamento delle restrizioni imposte agli abitanti della Striscia.

Se realmente l’obiettivo principale di Netanyahu con l’operazione “Pillar of Defense” era di minare alla base la capacità politica e militare di Hamas nella Striscia di Gaza, allora possiamo sostenere che abbia fallito, per due motivi: il Movimento Islamico sta sfruttando propagandisticamente l’accordo di tregua per porsi come il legittimo rappresentante della difesa a della resistenza palestinese, attraverso l’organismo dell’ANP (ed in questa luce andrebbe letta anche la volontà di Abu Mazen di presentarsi all’ONU come stato non-membro); dal punto di vista prettamente politico, al Cairo Hamas ha tacitamente stretto un accordo con i Fratelli Musulmani, alleati naturali dell’imperialismo occidentale nell’area del Mediterraneo.

La risoluzione apparente e momentanea del conflitto può essere vista come una sconfitta “sul campo” della seconda potenza militare al mondo (la resistenza palestinese ha continuato fino all’ultimo a rispondere agli attacchi israeliani); tuttavia si può sostenere senza dubbio che un rafforzamento politico di Hamas (e quindi dell’ANP), in prospettiva di diventare un partito politico sempre più moderato e con saldi interessi tra i Fratelli Musulmani e le petromonarchie del Golfo, non possa che giovare alla politica israeliana.

Oltretutto non bisogna dimenticare che nessuna tregua può cancellare ciò che realmente è stato “Pillar of Defense”: oltre 160 morti palestinesi, migliaia di feriti, interi quartieri rasi al suolo, più di 250 arresti negli ultimi giorni nella sola Cisgiordania.

Ed è in Cisgiordania che il conflitto con l’esercito israeliano non accenna a fermarsi: il sostegno ai fratelli gazawi si è presto fuso con le rivendicazioni sociali e politiche che avevano portato in piazza i palestinesi nell’ottobre scorso: fine dell’occupazione economica e militare israeliana, basta alle politiche collaborazioniste di Abu Mazen e dell’ANP, ricostituzione dell’OLP, costruzione dello Stato Palestinese. Tuttora nelle città palestinesi, nei villaggi, nei campi profughi sono in corso violenti scontri con l’esercito sionista che nonostante i morti, i feriti e gli arresti non riesce e domare la resistenza degli shebab.

Per questi motivi crediamo che l’occupazione non abbia alcuna tregua, e che rallegrarsi per la “fine della guerra” sia un atteggiamento puramente “umanitario” e non tattico né politico.

Gli avvenimenti di questa settimana di guerra, pur dietro la maschera dell’accordo del Cairo, li ritroveremo negli sviluppi futuri della guerra in Siria; l’entrata in scena di un nuovo attore (l’Egitto di Morsi), il rafforzamento di Hamas, le elezioni in Israele sono i tasselli che comporranno il puzzle di rinnovati equilibri geo-politici nel Mediterraneo e nel Vicino Oriente.

Continueremo ogni giorno a mobilitarci per la Palestina, la sua autodeterminazione e la sua indipendenza, ed ogni giorno denunceremo tutte le guerre imperialiste, dalla Libia alla Siria a Gaza, strumento di affari e morte contro la libertà dei popoli.

Con la Palestina nel cuore,

Gruppo di Azione per la Palestina

Parma, 23 novembre 2012

 

 

 

 

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IL SANGUE E’ DELLE VITTIME – LA COLPA E’ DEI CARNEFICI

Mentre gli aerei israeliani continuano a bombardare la Striscia di Gaza, provocando morte e distruzione nella più grande prigione a cielo aperto mai esistita, i supporter di Israele e i “think tank” dell’ideologia sionista continuano a sostenere questa ingiusta e barbara aggressione. Lo scrittore israeliano Abraham Yehoshua, già ben noto per il suo dichiarate posizioni razziste e xenofobe ( si legga qui:http://www.linksicilia.it/2012/06/il-razzismo-ebraico-firmato-yehoshua/) in un intervista al quotidiano la Repubblica del 15 novembre ha preso posizione a favore dell’intervento armato, auspicandosi che da raid aerei diventi una vera e propria guerra regolare, con tanto di interventi terrestri, occupazione del territorio e la concreta possibilità di massacri strada per strada in stile Sabra e Chatila.

Il rieletto presidente degli Stati Uniti, Barack Hussein Obama, ha confermato la sudditanza del suo paese e del suo governo alle decisioni israeliane, soprattutto alla luce delle grandi pressioni economiche che le lobby ebraiche riescono ad esercitare oltre oceano. I casi di questa risma si contano, purtroppo, a centinaia. Anche nel nostro paese abbiamo dovuto assistere a questa dinamica, che noi definiamo “difesa senza raziocinio di Israele e del sionismo”, da parte di personaggi più o meno noti, e soprattutto più o meno rappresentativi di interessi o fazioni economico-politiche.

In questa sede ci limitiamo a citare due esempi molto significativi: il primo è l’intervento scritto da Fiamma Nirenstein, pubblicato sul quotidiano Il Giornale il 17 novembre 2012, nel quale si elencano con ordine tutte le posizioni favorevoli alla guerra, precedentemente dettate dal governo Netanyahu, cioè: l’odio palestinese è irrazionale e ingiustificato, il lancio di missili spaventa i cittadini ebrei, e il vero obiettivo di Hamas è di distruggere Israele e tutti i suoi abitanti ebrei. Non una parola sull’occupazione militare che dura dal 1948, non una parola sull’ideologia sionista, non una parola sui continui bombardamenti, non una parola sulle uccisioni mirate, non una parola sulla disparità di una guerra terroristica in cui si fronteggiano uno degli eserciti più forti del mondo e delle milizie che dispongono di armi leggere e di razzi a media gittata.

In poche parole: propaganda, becera propaganda, per di più anche condita da menzogne vergognose, come l’affermazione che Israele vuole la pace e Hamas e il popolo palestinese sono gli unici responsabili della crisi attuale: ogni persona con un minimo di buonsenso e voglia di informarsi potrebbe facilmente smontare questa volgare bugia.

L’altro esempio che portiamo riguarda le dichiarazioni rilasciate da Renzo Gattegna, presidente dell’ Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, associazione riconosciuta dallo Stato Italiano, e che per Statuto “rappresenta e tutela le Comunità di fronte allo Stato Italiano e al pubblico”. Il 17 novembre sul sito dell’UCEI compariva la forte dichiarazione firmata da Gattegna nella quale si annunciava il sostegno delle Comunità Ebraiche Italiane all’offensiva su Gaza, all’ennesimo tentativo di genocidio da esercitare sulla popolazione araba palestinese.

Nessuna comunità ebraica, purtroppo, fino ad ora si è dissociata o ha protestato contro questa dichiarazione favorevole alla mattanza; scandalizzarsi di fronte a qualche litro di vernice mentre sotto i nostri occhi si sta verificando l’ennesimo massacro ci sembra quindi semplicemente ridicolo. Che ogni comunità, che ogni persona di coscienza e buona volontà dichiari chiaramente la sua posizione contro la guerra e l’occupazione, al di là della sua appartenenza etnica, religiosa o nazionale, prendendo l’esempio dello stesso Israele, in cui ogni giorno poliziotti e soldati si rifiutano di partecipare al genocidio perchè illegale, ingiusto e disumano.

Con la Palestina nel cuore,

Gruppo Azione Palestina – Parma

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Dichiarazione del Ministero degli Affari Esteri di Cuba

Il Ministero degli Affari Esteri della Repubblica di Cuba segue con estrema preoccupazione l’escalation di violenza e di morte che le azioni delle forze armate israeliane stanno causando nella Striscia di Gaza.

Ancora una volta, Israele impone la sua egemonia attraverso la brutale repressione militare della popolazione palestinese, provocando vittime civili innocenti e ingenti danni materiali che aggravano le già precarie condizioni di vita della popolazione in quel piccolo e assediato territorio.

Tenuto conto di questa nuova aggressione contro il popolo palestinese, Cuba ribadisce la sua ferma condanna e invita la comunità internazionale ad adottare con urgenza tutte le misure necessarie per fermare questo atto criminale.

Il Ministero degli Affari Esteri della Repubblica di Cuba conferma il più forte sostegno per la giusta causa del popolo palestinese e dei suoi diritti inalienabili, tra cui la creazione di uno Stato indipendente con Gerusalemme Est come capitale.

L’Avana, 16 novembre 2012.

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FERMIAMO IL MASSACRO DI GAZA E LA REPRESSIONE IN CISGIORDANIA – STOP AL TERRORISMO DELLO STATO D’ISRAELE

Era qualche giorno che in Israele si respirava un’aria pesante, un’aria che ricordava l’incubo “Piombo Fuso” e ci riportava a quei giorni terribili vissuti tra dicembre 2008 e gennaio 2009, 1400 morti, di cui quasi un terzo bambini in meno di un mese nella più grande prigione a cielo aperto mai esistita: Gaza.

La tragedia di quella criminale guerra terroristica (come altro definire quell’infame tentativo di sterminio di massa?) ci fu raccontata dagli scritti e dai discorsi di Vittorio Arrigoni, che con coraggio e determinazione rimase dove la sua coscienza politica gli imponeva di stare: al fianco degli arabi palestinesi nella loro lotta di liberazione. Oggi assistiamo di nuovo ad un aggressione a quella striscia di terra di non più di sessanta kilometri quadrati, assediata su ogni confine (sia esso marittimo, terrestre o aereo) dall’apparato militare israeliano: una enorme lager, le cui uniche valvole di sfogo sono i pochi valichi che la collegano all’Egitto.

L’attacco israeliano, aperto di fatto con l’uccisione mirata del dirigente del braccio armato di Hamas, Ahmed Jaabari, ora è diventato una pioggia di bombe a Gaza, mentre in Cisgiordania, dove la popolazione araba manifesta contro la guerra e l’occupazione, si sta scatenando la repressione e la violenza dell’esercito sionista.

Abbiamo notizie di violenti scontri in molte città e villaggi della West Bank, e in molti campi profughi, territori nei quali vivono i palestinesi delle classi sociali più povere ed oppresse, coloro i quali di più sentono il peso dell’occupazione e che per questo lottano con più determinazione per veder i check point abbattuti e nessun soldato israeliano per le strade. Conosciamo la forza dei palestinesi, e la loro capacità di resistenza; oggi, per quanto ci separino migliaia di kilometri, siamo al fianco di chiunque si opponga al tentativo di sterminio che Israele sta attuando: dai ragazzi che tirano le pietre, ai militanti dei bracci armati della Resistenza, fino alle donne che occupano le strade e le piazze e costringono Israele a dovervi inviare soldati e polizia, che altrimenti potrebbero partecipare al massacro che sta avvenendo a Gaza.

Rendiamo omaggio a tutti coloro che, con ogni mezzo necessario, lottano e combattono per difendere la vita e l’aspirazione alla libertà del popolo palestinese contro la guerra e l’occupazione. Condanniamo l’ennesimo attacco israeliano sulla popolazione araba, ennesima dimostrazione dell’incapacità di Israele di portare avanti una qualsiasi politica che non sia basata sull’aggressione e sull’eliminazione fisica del popolo palestinese, sia esso bombardato, ucciso da un commando, arrestato dalla polizia sionista oppure umiliato quotidianamente in un check point. L’attacco di Gaza dimostra ancora una volta la pericolosità dello stato di Israele, a cui la comunità internazionale sembra permettere di tutto: dal mantenimento di un infame regime di apartheid, passando per gli “omicidi mirati”, fino a vere e proprie guerre terroristiche.

Rimanere in silenzio di fronte a tutto ciò è impossibile.

Non spendiamo neppure una parola per commentare le posizioni che Israele e i suoi vari portavoce e sostenitori hanno dichiarato in questi giorni: lo Stato di Israele ha infatti perso la sua credibilità tanti anni fa, quando la Palestina conobbe la Nakba – la tragedia- : le popolazioni arabe attaccate dai sionisti, che li uccisero o li cacciarono dalla loro terra, costringendo milioni di persone ad una vita da profughi o alla morte. Le bugie dei nostri politici e commentatori non ci colpiscono quindi più di tanto, perchè ci è molto chiaro da che parte stare: al fianco del popolo palestinese, a Gaza e in Cisgiordania, nella loro lotta per l’indipendenza e nella loro resistenza per fermare l’ennesimo tentativo di genocidio voluto da Israele.

La Palestina un giorno sarà liberata: la resistenza di oggi assicura che tutto ciò sarà possibile, e avvicina di non poco l’ora della liberazione e della giustizia.

Falastin horra! Israil barra!

Palestina libera! Abbasso Israele!

Parma, 17 novembre 2012

Gruppo di Azione per la Palestina

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