Piano Marshall per il post-Assad

Berlino e Washington hanno stilato un piano per il “Giorno Dopo”. In consultazione con esponenti dell’opposizione siriana non meglio specificati.
 

Di Ika Dano

Roma, 04 Settembre 2012, Nena News – “Il tempo è scaduto” aveva annunciato sei mesi fa il ministro degli Esteri tedesco Guido Westerwelle, chiedendo le dimissioni del presidente siriano Bashar al Assad. Ora, è tempo di pensare al “Giorno dopo”. Così, Germania e Stati Uniti hanno lanciato l`omonimo progetto per coordinare il dopo-Assad con i diversi gruppi di opposizione. Che il regime crolli, è dato per scontato. E`dunque necessario pensare alla transizione democratica, e soprattutto alla ristrutturazione economica del Paese dopo 18 mesi di scontri intestini e distruzione. Berlino, capogruppo per lo “Sviluppo Economico” degli “Amici della Siria”, insieme agli Emirati Arabi, dà corsi di formazione in good governance all`opposizione, ricostruirà infrastrutture, e accompagnerà Damasco verso l`economia di libero mercato.

“Uno degli obiettivi del governo tedesco” – ha fatto sapere il portavoce del ministero degli esteri Dirk Augustin un mese fa sul canale tedesco Deutsche Welle – “è di aiutare e professionalizzare l`opposizione siriana“. La posizione ufficiale non si sbilancia, e agli annunci di milioni di dollari donati ai ribelli in stile turco o britannico, Berlino preferisce laboriosa sobrietà. Nel gruppo degli “Amici della Siria” – una settantina di Stati che supportano i ribelli siriani e coordinano la transizione – ha assunto la guida dell`unità per “il risanamento economico e lo sviluppo”. E negli ultimi mesi ha invitato a proprie spese una cinquantina di rappresentanti dei diversi gruppi di opposizione nella capitale, per consultazioni, corsi di good governance, e per stilare il “Progetto Giorno Dopo”, una sorta di piano Marshall per la Siria.

Secondo fonti diplomatiche europee, si tratterebbe più che altro di segnali diplomatici per mostrare che si sta lavorando per il futuro della Siria. Il maggio scorso, il Consiglio Nazionale Siriano (CNS) – principale interlocutore di Paesi del Golfo ed Occidente in esilio a Istanbul – ha pubblicato l’esito dell`incontro degli “Amici della Siria” ad Abu Dhabi: Germania e Emirati Arabi Uniti saranno a capo del gruppo per il rilancio economico della Siria. Ricetta: “una visione economica per una nuova Siria, costruita su servizi di cui tutti i Siriani saranno beneficiari, una volta liberati dalle restrizioni economiche del regime di Assad”. Con “strategie a lungo termine” si accompagnerà il Paese mediorientale da “un`economia centralizzata all`economia di mercato”.

In estate gli “Amici della Siria” in riunione nella capitale tedesca hanno fondato un segretariato, finanziato con 600 000 euro a testa per i primi sei mesi da Abu Dhabi e Berlino ed incaricato di mantenere i contatti con i gruppi di opposizione. A capo del segretariato è stato nominato Gunnar Wälzholz, ex-direttore dell`Istituto di Credito per la Ricostruzione (Kreditanstalt für Wiederaufbau – KfW) per l`Afghanistan, che fa capo alla Banca Centrale Europea.

Intanto, la stampa tedesca riporta una serie di incontri tra 45 esponenti dei gruppi di ribelli siriani e due fondazioni politiche, una tedesca e una americana. Chi siano esattamente gli esponenti, rimane oscuro. “Non ho la minima idea di come il governo scelga i suoi interlocutori siriani – dichiara Jan van Aken, portavoce per gli Affari esteri del partito di opposizione tedesco Die Linke – Noi abbiamo i nostri contatti tra l’oppoisizone di sinistra in Siria. Loro, non so. Ma è certo che sanno bene chi vogliono al futuro governo del Paese… – continua van Aken – gruppi un pò distanti dalla Fratellanza musulmana, e non critici della Turchia…Stanno già facendo corsi di formazione per lo scenario dopo-Assad”.

Prodotto finale degli incontri è stata la pubblicazione del piano “Giorno Dopo”. Il think thank del governo tedesco “Stiftung Wissenschaft und Politik” e l`istituto statunitense federale “United States Institute of Peace (USIP)” hanno stilato sette pagine in cui tratteggiano il profilo della Siria post-Assad. Nel progetto sono implicati anche il Dipartimento di Stato statunitense, il Ministro degli Esteri svizzero, l’ONG olandese Hivos e Noref , una ONG norvegese. Pochi i dettagli concreti, ma la linea di lavoro è esplicita. Riforme elettorale, una nuova costituzione, supporto alla coscienza democratica, che “la nuova elite politica ed il nuovo governo dovranno dimostrare, per rompere con le strutture autoritarie”– si legge nel documento. Per quanto riguarda l`economia, ci si concentrerà prima di tutto sulla ricostruzione – possibile solo dopo aver garantito la sicurezza del Paese.

“La questione più importante del giorno dopo – dice il membro del CNS Ferhad Ahma intervistato dalla Deutsche Welle nel suo ufficio di Berlino – sarà garantire la sicurezza nelle 6, 12 e 24 ore dopo la caduta del regime: strade, frontiere, aereoporti, e se possibile la gente”. Poi si inizierà – annuncia il documento pubblicato sul sito delle fondazioni- ad “eliminare la corruzione e gli effetti devastanti dell`economia politica di 50 anni di regime Baathista predatore ed elitista”. Antidoto principale sarà la promozione dell`impreditoria e lo sviluppo del settore privato. Ignorati gli effetti collaterali della destrutturazione dell’apparato statale – riduzione di investimenti e sussidi statali per l’agricoltura, riduzione della spesa pubblica per educazione e sistema pensionistico – la soluzione proposta rimane la pillola apparentemente magica della liberalizzazione. L`agenzia di cooperazione tedesca GIZ opera già dal 2005 in Siria con un programma di riforma economica, per aiutare il processo di apertura di Damasco al mercato globale.

Il piano Marshall non contiene numeri né indicazioni precise del programma di ricostruzione per un totale estimato di circa 2,2 miliardi di dollari di infrastrutture distrutte. Ma rende evidente che questa volta la più grande potenza economica europea non è più disposta a tenersi fuori, come aveva fatto nel caso dell’intervento libico. Alla domanda su qual sia la differenza di scenario, il deputato di opposizione van Aken dichiara “La Siria è molto peggio, e il rischio di una lunga guerra civile ancora più alto. Mi augurerei – se già il governo non sa fare la cosa giusta, che almeno non facesse niente”. Nena News

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