La Palestina è nostra – Falastin lana

Venerdì 21 settembre 2012 alle ore 19 presso il circolo arci Pedale Veloce (borgo Bernabei 29, Parma) il Gruppo d’Azione per la Palestina invita tutti e tutte per condividere il viaggio che abbiamo fatto quest’estate in Palestina e l’esperienza del campo di lavoro presso il campo profughi di Aida, Betlehem.

Approfitteremo dell’occasione per ricordare il massacro di Sabra e Chatila nel suo trentesimo anniversario (16-18 settembre 1982) attraverso un collegamento skype con Beirut (Comitato Per non dimenticare Sabra e Chatila).
Faremo tutto questo con proiezione di filmati, foto e, al termine, cibo e musica palestinese.

Vi aspettiamo numerosi!
con la Palestina nel cuore, fino alla vittoria.

Gruppo d’Azione per la Palestina – Parma

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Appello per Zakaria Zubeidi del Freedom Theatre, in sciopero della fame

APPELLO AD AGIRE!
Dal teatro per la Liberta  (The Freedom Theatre)

Jenin, West Bank, Palestina Occupata
September 10, 2012

Il 9 settembre Zakaria Zubeidi, cofondatore insieme a Juliano Mer Khamis  del Freedom Theatre di Jenin, ha annunciato che  è in sciopero della fame e del bere e che questo  lo porterà alla morte. La sua azione è la risposta al continuo rinvio della sua liberazione dalle prigioni dell’ Autorità Palestinese.

Da quattro mesi Zakaria è nelle carceri palestinesi. Il suo arresto è avvenuto  dopo che a Jenin è stato fatto un attentato al governatore della provincia, deceduto nella stessa notte, pare per attacco cardiaco.

L’autorità palestinese ha proceduto a 89 arresti, molti degli arrestati erano dei servizi di sicurezza o di Al Fatah tra i quali Zakaria.   Continua a leggere

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Il detenuto leader del PFLP rifiuta di riconoscere la corte israeliana

RAMALLAH (Ma’an) – Il leader del PFLP Ahmad Sa’adat, rinchiuso in un carcere israeliano da sei anni, ieri ha dichiarato di non riconosce l’autorità del tribunale israeliano, così come annunciato da un avvocato all’agenzia Ma’an. 

Sa’adat ha fatto questa dichiarazione nel corso di un’audizione presso un tribunale di magistrati a Gerusalemme, così come confermato dall’avvocato di Addameer Mahmoud Hassan, che ha poi aggiunto che il leader del FPLP ha rifiutato di indicare il proprio nome alla corte.

Il giudice ha chiesto a Sa’adat come si sentiva rispetto allo scambio di prigionieri avvenuto per la liberazione di Shalit in cui non è stato incluso. Il leader del FPLP ha risposto che la libertà per la patria palestinese per lui è più importante della sua libertà personale. Continua a leggere

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Il perchè delle proteste palestinesi

Nassar Ibrahim, scrittore e analista palestinese, analizza i fattori che hanno portato in piazza i palestinesi della Cisgiordania a chiedere le dimissioni del premier Fayyad e un abbassamento del costo della vita. I palestinesi stanno affrontando una crisi reale e, se nessuno può dire ora dove questo movimento potrà condurre, è essenziale come punto di partenza comprendere i fattori di mobilitazione.

 

Questa settimana abbiamo visto le prime espressioni delle dinamiche interne alla società palestinese della Cisgiordania in merito alla situazione economica. Tali espressioni – manifestazioni e scioperi in tutta la Cisgiordania – sono indice dell’alta pressione sotto la quale vive la popolazione palestinese.Quello che sta attualmente accadendo è specchio della profonda crisi affrontata dai palestinesi. A livello politico, la crisi riflette la mancanza di un orizzonte nel processo politico tra Palestina e Israele. Economicamente, l’Autorità Palestinese si trova di fronte difficoltà finanziarie dovute alle pressioni dei donatori, che non inviano gli aiuti promessi. I salari dei dipendenti pubblici non vengono pagati da tre mesi, spostando il peso della crisi sulle classi basse e medie. Israele inoltre ritarda nel trasferimento delle tasse raccolte a favore dell’AP e ora minaccia di tagliare l’elettricità a tutta la Cisgiordania se non paga il suo debito. La crisi finanziaria globale ha poi il suo impatto. Infine, quello che sta accadendo riflette la dipendenza dell’economia palestinese su donatori e aiuti stranieri.Così i palestinesi scendono in strada, perché se noi siamo in grado di capire la crisi politica, non sappiamo come affrontare il crescente costo della vita in una simile difficile situazione. Nessuno sa dove l’attuale movimento possa condurre.I legami tra i diversi fattori menzionati sopra mobilitano il movimento e lo motivano: la pressione politica, le restrizioni imposte dall’occupazione israeliana, la dipendenza dai donatori e la crisi globale. Tali fattori si intersecano qui più che in qualsiasi altra parte del mondo, data la dipendenza palestinese dall’economia israeliana e la pioggia di donazioni sull’AP.

vai al video

fonte: palestinarossa.it

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Dichiarazione del compagno Mizher del FPLP sulle proteste in Cisgiordania

Il compagno Jamil Mizher, membro del Comitato Centrale del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, ha affermato che le strade palestinesi si stanno sollevando in un vero movimento popolare contro la povertà, l’aumento dei prezzi, la disoccupazione e il peggioramento delle condizioni economiche in Cisgiordania e a Gaza, chiedendo ai responsabili di prendere atto della crisi economica e di agire in maniera tale da permettere ai palestinesi di vivere con dignità. Mizher ha affermato che il caso di Ihab Abu Nada, ( leggi qui: http://nena- news.globalist.it/Detail_News_Display?ID=33754&typeb=0&Ihab-una-torcia-umana- nell-inferno-di-Gaza) che si è dato fuoco a Gaza per la disperazione derivata dalla disoccupazione, così come le proteste avvenute in Cisgiordania contro l’aumento delle tasse e dei prezzi, riflettono le difficili condizioni di vita legate alla povertà e alla disoccupazione. Mizher ha inoltre sottolineato come la fondamentale responsabilità della crisi economica va attribuita all’occupazione israeliana – e all’Autorità Palestinese-; la crisi stessa inoltre dimostra il fallimento dell’ANP, sia nel fronteggiare l’occupazione sia nel supportare il popolo palestinese .

fonte: pflp.ps/english/

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Protests across West Bank against high cost of living

BETHLEHEM (Ma’an) — Angry Palestinians on Tuesday took to the streets across the West Bank protesting the high cost of living and the price rises in the Palestinian market.

From Hebron to Jenin, thousands of Palestinians demonstrated against a rapid rise in prices of fuel and basic products. Protestors called on the PA to abolish the Paris Protocol with Israel, “which rendered Palestinian economy subordinate to Israeli economy.”

The 1994 Paris Protocol regulates economic relations between Israel and the PLO. It has been criticized by Palestinians who say it is mostly beneficial to Israel’s economy.

In Hebron, demonstrators set fire to an effigy of prime minister Salam Fayyad. They chanted slogans demanding toppling Fayyad’s government and putting an end to the skyrocketing prices.

Earlier taxis, bulldozers and public vehicles traveled from south to central Hebron to protest the cost of fuel. Hundreds joined the demonstration in the city center. Continua a leggere

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Piano Marshall per il post-Assad

Berlino e Washington hanno stilato un piano per il “Giorno Dopo”. In consultazione con esponenti dell’opposizione siriana non meglio specificati.
 

Di Ika Dano

Roma, 04 Settembre 2012, Nena News – “Il tempo è scaduto” aveva annunciato sei mesi fa il ministro degli Esteri tedesco Guido Westerwelle, chiedendo le dimissioni del presidente siriano Bashar al Assad. Ora, è tempo di pensare al “Giorno dopo”. Così, Germania e Stati Uniti hanno lanciato l`omonimo progetto per coordinare il dopo-Assad con i diversi gruppi di opposizione. Che il regime crolli, è dato per scontato. E`dunque necessario pensare alla transizione democratica, e soprattutto alla ristrutturazione economica del Paese dopo 18 mesi di scontri intestini e distruzione. Berlino, capogruppo per lo “Sviluppo Economico” degli “Amici della Siria”, insieme agli Emirati Arabi, dà corsi di formazione in good governance all`opposizione, ricostruirà infrastrutture, e accompagnerà Damasco verso l`economia di libero mercato.

“Uno degli obiettivi del governo tedesco” – ha fatto sapere il portavoce del ministero degli esteri Dirk Augustin un mese fa sul canale tedesco Deutsche Welle – “è di aiutare e professionalizzare l`opposizione siriana“. La posizione ufficiale non si sbilancia, e agli annunci di milioni di dollari donati ai ribelli in stile turco o britannico, Berlino preferisce laboriosa sobrietà. Nel gruppo degli “Amici della Siria” – una settantina di Stati che supportano i ribelli siriani e coordinano la transizione – ha assunto la guida dell`unità per “il risanamento economico e lo sviluppo”. E negli ultimi mesi ha invitato a proprie spese una cinquantina di rappresentanti dei diversi gruppi di opposizione nella capitale, per consultazioni, corsi di good governance, e per stilare il “Progetto Giorno Dopo”, una sorta di piano Marshall per la Siria. Continua a leggere

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Siria: Russia, appoggiamo iniziativa Iran a non allineati

Agenzia Fars, anche Egitto potrebbe dare appoggio ruolo Teheran
 

(ANSAmed) – TEHERAN, 27 AGO – Anche se non è stata ancora presentata, la Russia appoggia a scatola chiusa la proposta di mediazione sulla crisi siriana in elaborazione da parte dell’Iran nell’ambito del vertice del Movimento dei paesi Non Allineati (Nam) di giovedì e venerdì prossimi nella capitale iraniana.

“Qualsiasi iniziativa per la soluzione della crisi in Siria al summit di Teheran potrebbe essere un passo positivo per risolvere la crisi stessa da parte del Nam”, ha dichiarato Kostantin Shuvalov, inviato speciale del presidente russo Vladimir Putin al vertice (la Russia non fa parte del Movimento, ma è stata invitata dall’Iran).

Lo riferisce l’agenzia iraniana Isna. Decisioni prese dai componenti del Nam, ha affermato ancora il diplomatico russo, e l’incontro ministeriale del Movimento possono portare ad una soluzione politica della questione siriana. Tre giorni fa il ministro degli Esteri iraniano Ali Akbar Salehi, senza fornire dettagli concreti, aveva annunciato che Teheran presenterà una nuova “proposta” sulla Siria, “molto difficile” da rifiutare. Il portavoce del suo dicastero ancora ieri si era limitato a definire “ampia” la proposta.

Oltre all’avallo incondizionato russo, almeno come sottolinea un influente media iraniano, si profila anche un appoggio egiziano ad un ruolo dell’Iran nella soluzione della crisi: l’agenzia semi-ufficiale Fars ieri ha sintetizzato dichiarazioni del portavoce della Presidenza egiziana Yasser Ali secondo il quale l’Iran è un’affidabile “parte della soluzione” della crisi siriana.

fonte: ansa.it

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27 agosto 2001 – 27 agosto 2012: ricordiamo il compagno Abu Ali Mustafa

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Carceri israeliane, proteste e sciopero della fame dei detenuti politici

Sempre tesa la situazione nelle carceri israeliane dove sono detenuti i circa 5mila prigionieri politici palestinesi. Continua lo sciopero della fame Hassan Safadi e Samer Al-Barq
 

di Valeria Cagnazzo

Roma, 26 agosto 2012, Nena News – Continuano le tensioni nelle carceri israeliane. In quella di Ramon, lo scorso 23 agosto, sono scoppiati violenti scontri tra otto prigionieri palestinesi e le guardie della prigione. Lo ha riferito Issa Qarage, ministro palestinese per gli Affari dei prigionieri. I carcerieri avrebbero preso d’assalto una sezione del carcere e aggredito i detenuti, cercando di farli spogliare per effettuare delle ispezioni. Le guardie avrebbero anche lanciato lacrimogeni e posto alcuni detenuti in isolamento. In seguito, avrebbero tagliato acqua ed elettricità nelle celle.

Sarebbe questo l’ennesimo segnale del malcontento dei circa 4700 detenuti politici palestinesi. Secondo le stime fatte da Abdel Nasser Farawana, ricercatore per la questione dei detenuti, i prigionieri sono circa 4.550, 220 i bambini. Tra di loro, ancora molti stanno portando avanti lo sciopero della fame iniziato lo scorso 17 aprile da un terzo dei detenuti palestinesi. Continua a leggere

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